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Carbon Footprint, le novità per l’ambiente con la norma internazionale ISO 14067

Notizia
20 dicembre 2018

La quantificazione delle emissioni di gas a effetto serra ha un ruolo rilevante per aziende e consumatori: nel nuovo Codice appalti è prevista la riduzione delle garanzie fidejussorie per aziende con attestati di verifica della Carbon Footprint.

La quantificazione delle emissioni di gas a effetto serra ha un ruolo rilevante per aziende e consumatori: nel nuovo Codice appalti è prevista la riduzione delle garanzie fidejussorie per aziende con attestati di verifica della Carbon Footprint.

Il tema ambiente ha ormai assunto un ruolo rilevante nell’economia mondiale. E nel raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale, le certificazioni possono contribuire a infondere fiducia tra utenti e operatori economici sull’affidabilità dei beni e servizi acquistati, basandosi su standard internazionali e criteri condivisi. Ormai il concetto di green economy è largamente diffuso e sempre più consumatori ricercano nelle aziende l’attenzione all’ambiente, come un indice di qualità e sostenibilità delle imprese stesse.

L’attività di Accredia in questi ambiti è consolidata, e in via di ulteriore espansione. Le certificazioni per sistemi di gestione ambientale sono, dopo i sistemi qualità, le più diffuse a livello nazionale e crescono costantemente. Anche le certificazioni dei sistemi di gestione dell’energia sono in aumento come conseguenza dell’interesse crescente per il risparmio energetico.

Un contributo importante dell’Ente è stato dato anche alla revisione della specifica tecnica ISO/TS 14067, che è stata modificata in un vero e proprio standard ISO e recepita a livello nazionale come UNI EN ISO 14067:2018 “Gas ad effetto serra – Impronta climatica dei prodotti (Carbon footprint dei prodotti) – Requisiti e linee guida per la quantificazione”.

La Carbon Footprint dei prodotti – o impronta climatica – è la quantificazione delle emissioni di gas serra (GHG) legate all’intero ciclo di vita di un prodotto. Nel conteggio sono quindi considerate tanto le emissioni collegate all’estrazione e trasformazione della materia prima, quanto quelle legate alla produzione, al trasporto, all’utilizzo e lo smaltimento finale del prodotto. La metodologia di lavoro prevista per il calcolo della Carbon Footprint di un prodotto o servizio è basata sulla metodologia LCA (Life Cycle Assessment) ovvero sul principio di considerare tutte le fasi del ciclo di vita del prodotto.

Ma che cosa cambia rispetto alla precedente ISO/TS 14067:2013? La ISO/TS 14067:2013 parlava di quantificazione, comunicazione e verifica: uno scopo molto ampio, forse troppo, che ha creato alcuni problemi in passato – spiega Daniele Pernigotti,  ispettore Accredia e coordinatore del gruppo di lavoro ISO responsabile della revisione della ISO 14067 . – La revisione del documento ha riguardato la parte della quantificazione della impronta climatica perché la parte di comunicazione è normata dalla ISO 14026 e la verifica è stata spostata nella ISO 14064 parte 3.

Per meglio capire la rilevanza di questa norma, basti pensare che poter fare una quantificazione della Carbon Footprint, consente ai produttori di affermare qual è il livello di performance del prodotto in merito agli effetti che questo genera sul cambiamento climatico per intervenire in modo più efficace nella riduzione delle emissioni.

E’ possibile trovare un’applicazione “pratica” di questa norma nel nuovo Codice degli appalti che prevede la riduzione cumulativa delle garanzie fidejussorie per le aziende in possesso di attestati di verifica della carbon footprint della propria organizzazione (ISO 14064-1) o del proprio prodotto (ISO 14067).

Un’ulteriore evoluzione è stata registrata con lo sviluppo dei Criteri Ambientali Minimi (CAM) che stabiliscono requisiti ambientali specifici per molti prodotti e le certificazioni (accreditate) con cui confermare il possesso di tali requisiti.