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Best practice europee di accreditamento a confronto: Italia in prima linea

Notizia
23 agosto 2020

Insieme ad altri 10 Enti europei, Accredia ha partecipato a uno studio di benchmark sulle attività di accreditamento svolte nei diversi Paesi. Analizzate le funzioni strategiche della valutazione della conformità per valorizzare le best practice.

È stato pubblicato il Report finale del progetto di benchmark tra Enti europei di accreditamento, condotto dall’Istituto tedesco per la ricerca e la prova di materiali BAM e a cui Accredia ha partecipato nel 2019. L’analisi di benchmark, finalizzata a identificare i processi chiave degli Enti e definirne le best practice, ha prodotto interessanti risultati sul livello di sviluppo delle attività di valutazione della conformità nei vari Paesi.

 


Lo studio europeo sull’accreditamento


Allo studio, basato sui dati gestionali e di bilancio aggiornati al 2018, hanno partecipato 10 Enti di accreditamento aderenti a European Accreditation (EA): Danimarca, Finlandia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Norvegia, Polonia, Repubblica Ceca, Spagna e Ungheria. L’analisi si è avvalsa di uno strumento di gestione chiamato Process Maturity Benchmarking Tool (PMBT), appositamente elaborato e validato, al fine di determinare i valori degli indicatori e quindi consentire un confronto tra gli Enti di accreditamento, nonostante processi operativi e forme organizzative diverse.

 


La posizione dell’Italia


La dimensione delle attività di Accredia, in termini di numero di soggetti accreditati, riflette il peso economico del Paese nello scacchiere europeo e ne segue le dinamiche. È infatti confermata la relazione tra PIL e demografia con la dimensione delle attività di accreditamento.

L’Italia si pone in 1° posizione per valore della produzione con poco più di 20 milioni di euro complessivi e un valore medio di fatturato per numero di soggetti accreditati pari a circa 10mila euro. Quest’ultimo valore pone Accredia in 5° posizione, dimostrando un costo dell’accreditamento in linea con quanto rilevato negli altri Paesi partecipanti al benchmark, tenendo inoltre conto che alcuni di questi si caratterizzano per un costo del lavoro più contenuto.

Con specifico riferimento alle attività di accreditamento e sorveglianza, lo studio ha evidenziato un carico di lavoro altamente differenziato a indicare processi disegnati su differenti realtà economiche e sociali nelle quali gli Enti di accreditamento si trovano a operare.

La durata media del processo di accreditamento iniziale e di estensione è mediamente elevata in Italia: siamo al 2° e 3° posto, rispettivamente, nel benchmark per durata di tali attività.

Per quanto riguarda invece la relazione con gli stakeholder e le attività di comunicazione, Accredia dimostra di aver intrapreso un percorso nuovo, con la definizione di un target più esteso rispetto ai peers, includendo anche i consumatori finali quali destinatari dei messaggi di comunicazione. Sia l’analisi dei budget dedicati alle attività di comunicazione sia le risposte in termini di accessi al sito web e i ritorni da attività social, dimostrano l’elevato impegno di Accredia nel voler comunicare al mercato il valore delle attività svolte dagli organismi e dai laboratori accreditati.

I principali risultati emersi dalla ricerca saranno discussi dall’Horizontal Harmonization Committee (HHC) di EA del prossimo 15 e 16 settembre.