Prove sui PFAS: i laboratori accreditati per la sicurezza delle acque potabili

Una storia lunga quella della presenza nella nostra vita quotidiana dei PFAS (Perfluorinated Alkylated Substances). Queste sostanze artificiali chiamate anche “forever chemicals” per la loro particolare resistenza ai processi naturali di degradazione sono, infatti, radicate fin dagli anni Cinquanta nella produzione industriale, tra l’altro, di pentole antiaderenti, tessuti impermeabili, imballaggi alimentari e cosmetici.

Con il progresso delle tecniche analitiche, negli ultimi 20 anni si è però scoperto come queste sostanze chimiche si siano diffuse in tutto l’ambiente, contaminando i terreni e, di conseguenza, le acque destinate al consumo umano.

Di pari passo gli studi scientifici hanno confermato che l’accumulo dei PFAS nell’organismo umano può essere associato a una serie di effetti negativi sulla salute.

Oggi, la sfida è proprio quella di interpretare i dati sulla concentrazione dei PFAS, visto che sono presenti in nanogrammi per ogni chilo nei campioni esaminati e che l’incertezza nelle misurazioni è ancora del 30-50%.

 


La normativa per il monitoraggio e l’analisi delle acque potabili


La Direttiva UE 2020/2184 detta la disciplina sulla qualità delle acque destinate al consumo umano, implementando l’approccio basato sull’analisi del rischio e richiedendo un monitoraggio accurato dei cicli produttivi.

Per questo, sono stati introdotti anche i parametri da rispettare per la presenza dei PFAS e le disposizioni tecniche sui metodi d’analisi per monitorarli. L’obbligo scatta dal 12 gennaio 2026 e coinvolge sia le Autorità ambientali e sanitarie sia i gestori idro-potabili.

Il D.Lgs. 18/2023, che recepisce la Direttiva UE in Italia, stabilisce un quadro normativo preciso, imponendo obblighi stringenti per il monitoraggio delle acque e richiedendo che le analisi sui PFAS siano svolte da laboratori accreditati secondo la norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025:2018.

Tuttavia, queste sostanze sono estremamente difficili da monitorare, così come da rimuovere dalle acque, il che rende i costi di analisi e trattamento molto elevati e richiede l’intervento di laboratori dotati di strumenti complessi e sensibili.

 


I 60 laboratori di prova accreditati per i PFAS


Solo i laboratori di prova accreditati possono effettuare misurazioni conformi alle norme europee, garantendo l’accuratezza e l’affidabilità dei dati: in Italia, circa 900 effettuano le analisi della qualità delle acque e 60 sono accreditati per i test sui PFAS. Di questi, circa 20 sono specializzati nel rilevamento di tali sostanze non solo nelle acque, ma anche in altre matrici complesse come alimenti e tessuti.

Il processo di accreditamento che i laboratori affrontano con Accredia mira a garantire che i laboratori seguano specifici protocolli per l’uso di strumenti che devono essere impiegati correttamente per rilevare la presenza dei PFAS.

Per questo motivo, l’attività di monitoraggio viene ripetuta almeno una volta all’anno, assicurando che i laboratori mantengano le prestazioni previste.

 


Il ruolo di garanzia dell’accreditamento


In questo ambito, Accredia svolge una funzione cruciale, valutando e attestando la competenza dei laboratori di prova, che devono soddisfare i requisiti della norma di accreditamento UNI CEI EN ISO/IEC 17025.

Accredia verifica, infatti, che abbiano le dotazioni tecnologiche specifiche, ovvero la cromatografia liquida accoppiata alla spettrometria di massa tandem (LC-MS/MS), per effettuare misurazioni anche a concentrazioni molto basse.

Inoltre anche l’ambiente del laboratorio deve essere esente da un’alta concentrazione di PFAS, una condizione che richiede una sorveglianza continua.

La competenza specialistica, inoltre, viene assicurata effettuando ispezioni sul campo e confronti interlaboratorio in cui uno stesso campione viene analizzato da più laboratori per verificare la comparabilità dei risultati.

Un’attenzione particolare viene rivolta agli strumenti, che devono essere tarati correttamente, nonché al personale tecnico, affinché sia adeguatamente formato.

L’obiettivo è garantire che il laboratorio di prova abbia le necessarie competenze per gestire gli strumenti complessi impiegati nei testi sui PFAS e per effettuare misurazioni accurate, ripetibili e conformi ai criteri definiti dalle normative europee.