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Benessere collettivo e individuale: relazione tra indicatori BES e certificazione

 

La misurazione del benessere presentata dal Rapporto BES di Istat mostra un quadro multidimensionale, nel quale gli strumenti dell’Infrastruttura per la Qualità potrebbero agire come leva strutturale per il miglioramento in diverse aree.

Istat ha presentato la 12° edizione del Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile (BES 2024) aggiornando 152 indicatori di benessere, distribuiti in 12 domini: salute, istruzione, lavoro, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, innovazione e ricerca, qualità dei servizi.

Le misure degli indicatori BES di Istat

Le misure di benessere evidenziate nel rapporto BES per l’anno 2024, permettono di monitorare i miglioramenti della qualità della vita delle persone, la sostenibilità di tali progressi e come il benessere si distribuisca nei territori e tra la popolazione.

Rispetto al 2023, su 137 indicatori confrontabili:

  • il 34,3% migliora in modo significativo
  • il 39,4% è stabile
  • il 26,3% peggiora.

Nel lungo periodo (2014–2024) oltre la metà degli indicatori migliora (70 su 128), 16 peggiorano, mentre di circa un terzo non è stato possibile osservare una tendenza univoca. In particolare, migliorano tutti gli indicatori di sicurezza, come anche oltre i tre quarti degli indicatori di Innovazione, ricerca e creatività, politica e istituzioni e benessere soggettivo.

Il rapporto degli indicatori con le certificazioni accreditate

Pur non citando direttamente le certificazioni accreditate, il Rapporto BES si muove esattamente nelle aree dove la valutazione della conformità può agire come leva strutturale.

Ad esempio, nei contesti produttivi e di lavoro, la diffusione delle certificazioni delle competenze e dei sistemi di gestione per la salute e sicurezza  e per la parità di genere, può contribuire a condizioni lavorative migliori e più inclusive, riflettendosi nei domini lavoro e benessere economico e nei domini ambiente, energia, rifiuti: questi schemi hanno a che fare con la sostenibilità ambientale (es. certificazioni a norma UNI EN ISO 14001, EMAS, UNI CEI EN ISO 50001, prodotti green) e sono direttamente allineati agli indicatori del dominio ambiente.

Inoltre, nelle infrastrutture digitali e nei servizi ICT le certificazioni di processo e di sistema di gestione della sicurezza delle informazioni (secondo le norme ISO/IEC 20000-1 e UNI ISO 27001) possono sostenere gli avanzamenti nella qualità dei servizi e nel dominio Innovazione, ricerca e creatività.

Il valore delle competenze tra indicatori e certificazioni

Una delle principali novità del Rapporto BES 2024 è l’attenzione alle disuguaglianze sociali intersezionali, analizzate incrociando titolo di studio, area geografica, età e sesso. Per 29 indicatori, un sottoinsieme dei 61 indicatori disponibili per titolo di studio relativamente alla popolazione di 25 anni e più, vengono pubblicate serie storiche disaggregate per titolo di studio, territorio e genere.

In questo caso il legame con la certificazione riguarda soprattutto gli schemi di certificazione delle competenze che potrebbero ridurre il mismatch tra competenze formali e richieste del mercato, oltre a favorire l’occupabilità di gruppi svantaggiati.

In generale, il riconoscimento formale di competenze acquisite in contesti informali/non formali, avrebbe un impatto potenziale sugli indicatori BES di lavoro, istruzione e benessere economico.

Anche le certificazioni di sistema di gestione della parità di genere e inclusione nelle organizzazioni (secondo la UNI/PdR 125) possono avere un impatto diretto sui divari di genere nel lavoro e, dunque, sulle disuguaglianze intersezionali.

La dimensione territoriale di indicatori e certificazioni

Il fatto che Istat insista molto sulla lettura per sottogruppi rende particolarmente interessante l’uso di dati sulla diffusione delle certificazioni accreditate con un’ottica territoriale e settoriale: ad esempio, verificare se territori con elevata diffusione di siti certificati per i sistemi di gestione mostrino profili BES migliori o dinamiche più favorevoli su alcuni domini.

Il Rapporto conferma inoltre un marcato dualismo territoriale: per tutte le regioni del Nord e del Centro (tranne il Lazio) almeno il 60% degli indicatori è migliore della media nazionale; nel Mezzogiorno (tranne l’Abruzzo) prevalgono valori peggiori della media Italia, con Campania e Puglia in coda alla classifica, con oltre i 7 indicatori su 10 al di sotto della media.

Questi divari sono coerenti con ciò che spesso emerge anche dai dati delle certificazioni dei sistemi di gestione rilasciate dagli organismi accreditati da Accredia: maggiore concentrazione di imprese e di siti certificati nel Centro-Nord, minore densità nel Mezzogiorno.

Nei territori più deboli, la promozione di schemi accreditati come condizione o premialità per accesso a fondi, bandi e partenariati PNRR potrebbe essere una leva di policy per rafforzare le capabilities locali. Inoltre, la presenza di organismi e laboratori accreditati radicati sul territorio può facilitare l’adozione degli standard.

Numeri chiave

152

indicatori di benessere

12

domini: dalla salute all’istruzione, all’ambiente

34,4%

degli indicatori migliora nel 2024 rispetto all’anno precedente

81.792

siti certificati per i sistemi di gestione in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna

42%

del totale dei siti certificati concentrati in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna

Conclusioni

In sintesi, il BES 2024 restituisce un’Italia in cui più della metà degli indicatori di lungo periodo migliora, con progressi soprattutto in qualità dei servizi, istruzione, lavoro e ambiente, ma che rimane strutturalmente divisa tra Centro-Nord e Mezzogiorno, con profonde disparità territoriali.

Le certificazioni accreditate non sono menzionate esplicitamente, ma si inseriscono come infrastruttura abilitante in molti dei processi che determinano gli indicatori BES, rafforzando la capacità amministrativa e gestionale di PA e imprese (qualità dei servizi, ambiente, sicurezza, parità di genere). Inoltre, le certificazioni accreditate potrebbero rendere misurabili e verificabili gli interventi di policy, contribuendo a ridurre divari territoriali e sociali.

In definitiva, le certificazioni accreditate possono essere uno strumento utile ad allineare pratiche micro (organizzazioni, imprese) con gli obiettivi macro di benessere equo e sostenibile.

Statistiche delle organizzazioni/aziende certificate

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