La 36° edizione dell’Annuario Istat-ICE 2024 “Commercio estero e attività internazionali delle imprese” è stata presentata lo scorso 15 luglio, in un evento che ha visto la partecipazione dei Ministri delle Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso e del Ministero degli Esteri e delle Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani.
Questo importante strumento di informazione per lo studio dello scenario economico mondiale contiene la seconda edizione dell’analisi sulla diffusione e le caratteristiche delle imprese esportatrici certificate (dati 2022), che consolida la collaborazione per lo scambio di dati su accreditamenti e certificazioni tra Accredia e Istat. Si tratta di un set di tavole statistiche, che sono il risultato dell’integrazione della base dati micro TEC-FrameSBS e della base dati Accredia sulle imprese certificate sotto accreditamento per i sistemi di gestione.
Nel 2022 sono oltre 20mila le imprese esportatrici con un sistema di gestione certificato da un organismo accreditato, corrispondenti a una quota del 17,2% sul totale.
Le quote di diffusione delle imprese esportatrici certificate aumentano leggermente nel quadriennio di analisi, anche considerando il valore delle esportazioni di beni e servizi. In questo caso, le quote in valore di export attribuibile a imprese certificate supera il 55%, suggerendo una maggiore diffusione dei sistemi di gestione tra le imprese di maggiore dimensione.
Coerentemente, si evidenzia una quota decrescente di imprese certificate sul totale imprese esportatrici al diminuire della dimensione aziendale. Questa va da un massimo del 64,1% nelle imprese con oltre 500 dipendenti, al 4% nelle microimprese.
I settori nei quali la diffusione è maggiore sono caratterizzati da una elevata standardizzazione dei processi produttivi: dalla farmaceutica, all’automotive, dalla fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio, alla fabbricazione di computer e prodotti per l’elettronica.
Le imprese certificate sono più integrate nelle catene del valore internazionali. Soprattutto in Europa, le certificazioni accreditate rappresentano una qualifica richiesta normalmente ai propri fornitori.
Il contributo ai flussi di export dato dalla certificazione è riscontrabile anche nella maggiore propensione all’export delle aziende certificate. Il differenziale positivo, mediamente pari al 8,1%, caratterizza in particolare le imprese appartenenti alle classi di addetti 50 – 99 (34,1%) e 100 – 249 (35,2%).
La gran parte del valore delle merci esportate dalle imprese certificate è collocato in Unione europea con 175.274 milioni di euro e nei Paesi europei non UE (41.386 milioni di euro), con valori importanti anche in America settentrionale (34.676 milioni di euro) e Asia orientale (22.508 milioni di euro).
Oltre a facilitare la penetrazione delle imprese nei mercati globali attraverso la partecipazione alle catene del valore, in particolare europee, la certificazione accreditata dei sistemi di gestione ha un effetto sull’efficientamento dei processi e sull’ottimizzazione organizzativa.
Il beneficio di una struttura organizzativa rispondente a standard di qualità internazionali è particolarmente rilevante per le microimprese. Non è un caso che il differenziale di produttività tra le imprese certificate e le altre imprese esportatrici cresca al diminuire della dimensione aziendale. Nel 2022, le microimprese certificate avevano una produttività maggiore del 55,5% rispetto alle altre imprese esportatrici.
Anche segmentando i differenziali di produttività per classe di addetti e area geografica, si conferma la relazione inversa con la dimensione aziendale; è interessante notare che i differenziali maggiori riguardano le microimprese del Centro e del Sud e Isole.