L’Infrastruttura della Qualità accompagna lo sviluppo dell’Africa del futuro

In un periodo di forti tensioni commerciali che rischiano di sfociare in una guerra dei dazi, l’African Continental Free Trade Area (AfCFTA), entrata in vigore lo scorso giugno, è un forte segnale di apertura dei mercati africani. Gli effetti potenziali di una maggiore integrazione per le economie africane sono rilevanti, soprattutto se consideriamo l’elevata frammentazione esistente tra paesi e settori produttivi e una dimensione del commercio intra-regionale ancora contenuta.

La possibilità di costituire catene di produzione continentali e di posizionarsi su quelle internazionali avrebbe un impatto significativo sul valore aggiunto e sulla competitività delle aziende africane. Verrebbero facilitati effetti di spillover tecnologici e di know how tra le imprese, promuovendo la loro capacità di generare valore aggiunto. In definitiva, si realizzerebbe un miglioramento diffuso delle condizioni di vita nel continente ed una riduzione dei livelli medi di povertà.

Le dinamiche demografiche e del reddito disponibile hanno sostenuto negli ultimi anni una domanda interna che spiega gran parte della crescita del PIL africano e le previsioni per il 2019-2020. Una maggiore integrazione riuscirebbe quindi a rispondere alle crescenti necessità di consumo che negli anni hanno riguardato sempre di più beni trasformati e aiuterebbe le imprese a vincere la sfida della competizione internazionale.La creazione di un mercato unico di 1,3 miliardi di consumatori crea opportunità per le imprese, ma non porta automaticamente a uno sviluppo più inclusivo e sostenibile, né si traduce automaticamente in livelli di occupazione più elevati.

Modellare nuove catene del valore regionali che funzionino sulla base di standard di prodotto condivisi e su un sistema di valutazione della conformità credibile e mutualmente riconosciuto nelle economie intra-africane ed internazionali, contribuirebbe, invece, a trasferire il beneficio di una maggiore integrazione economica ad un mercato del lavoro che garantisca condizioni più dignitose in un percorso di crescita più inclusivo.

Il commercio intra-africano è la chiave per la diversificazione delle produzioni e per creare effetti di spillover tra imprese, soprattutto PMI. Ne beneficerebbero le capacità di approvvigionamento e le reti distributive. Le grandi aziende, più attive nei mercati globali e aperte alla competizione internazionale sfrutterebbero economie di scala più estese. Attraverso l’integrazione con le economie più sviluppate a livello globale, le grandi imprese africane importerebbero tecnologia che, grazie al commercio intra-africano si diffonderebbe tra le PMI, attivando un circuito virtuoso a beneficio di imprese e consumatori.

Già nel breve termine, lo sviluppo di politiche regionali volte a una maggiore integrazione dei mercati può trarre importanti benefici semplificando le procedure amministrative e gestendo lo sdoganamento delle merci in dogana. Per il buon funzionamento delle catene del valore africane, dall’approvvigionamento alla distribuzione, oltre alle tariffe, sono essenziali infatti procedure doganali veloci ed efficienti. L’armonizzazione e la semplificazione delle procedure, il miglioramento dei servizi di trasporto merci e la gestione dei servizi logistici regionali potrebbero ridurre in tempi brevi i costi di transito.

Il ricorso agli standard tecnici e a un sistema di terza parte indipendente come l’accreditamento che garantisca la conformità alle norme di imprese, prodotti e servizi, è la strada da seguire per realizzare l’African Continental Free Trade Area (AfCFTA). Già in altre parti del mondo, come l’Unione europea, l’Infrastruttura della Qualità ha consentito di sfruttare appieno le potenzialità per consumatori e imprese di mercati più estesi.

L’utilizzo delle certificazioni da parte delle imprese africane è più che raddoppiato a partire dal 2000, ma analizzando i dati per paese notiamo che queste si concentrano in pochi paesi. Gli ampi margini di miglioramento sono evidenti anche nel confronto con i paesi asiatici: questi rappresentano il 35% del totale delle certificazioni ai sensi delle norme ISO rispetto a un limitato 1,2% del continente africano, anche se molto dipende dal forte sviluppo delle certificazioni nel mercato cinese.È auspicabile che i governi sostengano la diffusione dell’accreditamento e delle valutazioni di conformità in base alle esigenze del sistema produttivo. A livello regionale dovranno essere armonizzati gli standard di prodotto e dovranno essere promossi accordi di mutuo riconoscimento delle valutazioni di conformità accreditate. In questo l’Unione europea si è già attivata finanziando un programma di modernizzazione dell’economia africana e Accredia nel 2017 ha guidato il progetto di UNIDO per qualificare gli organismi di certificazione in conformità agli standard internazionali in quattro Paesi dell’Africa occidentale, Benin, Costa d’Avorio, Niger e Senegal.

L’Infrastruttura della Qualità in questo processo sarebbe il quadro di riferimento attraverso il quale facilitare gli scambi di merci e servizi sicuri e sostenibili contribuendo alla rimozione delle barriere non tariffarie. Secondo l’OCSE, la rimozione degli ostacoli non tariffari al commercio intra-africano potrebbe migliorare significativamente le dinamiche macroeconomiche africane. L’analisi di scenario mostra che la rimozione di tutte le tariffe porterebbe ad un aumento di PIL dello 0,65%; se oltre all’eliminazione delle tariffe venissero rimosse anche tutte le barriere non tariffarie l’aumento di PIL sarebbe pari al 3,15%. Un differenziale significativo che spiega molto dell’importanza, e del limite, che rappresentano le barriere non tariffarie per l’economia africana.L’adozione di “standard di produzione internazionali” per il commercio africano non è tuttavia immune da critiche, date le differenze nei modelli di produzione e consumo tra l’economia africana e le economie dei paesi sviluppati, in cui spesso gli standard vengono prodotti. La sfida rimane quella di migliorare la qualità della regolamentazione per rimuovere gli ostacoli non tariffari al commercio di merci e realizzare mercati competitivi nel raggiungimento degli obiettivi essenziali di politica pubblica in relazione a questioni come la salute e la sicurezza, anche attraverso un controllo efficace alle frontiere che potrebbe trarre beneficio dalle valutazioni di conformità accreditate.

L’Infrastruttura della Qualità potrà essere il grimaldello per aprire l’economia africana allo sviluppo che per troppi anni l’ha esclusa dalla competizione internazionale.