Verifiche e validazioni accreditate per la transizione ecologica delle imprese

I green claim, altrimenti detti asserzioni ambientali, sono un potente strumento di informazione per i consumatori e di marketing per le aziende, ma rischiano di rimanere autodichiarazioni prive di valore se non sono verificati e validati da un organismo accreditato secondo la norma UNI CEI EN ISO/IEC 17029. Su questo tema e sugli strumenti innovativi con cui la valutazione della conformità accreditata sostiene la transizione ecologica delle imprese e delle comunità interviene Carla Sanz, Funzionaria tecnica e referente per il settore ambiente del Dipartimento Certificazione e Ispezione di Accredia.

 

Come funzionano le verifiche e le validazioni accreditate e come si applicano al settore ambientale?

La norma UNI CEI EN ISO/IEC 17029 si applica agli organismi di verifica e validazione che vogliono offrire un servizio per confermare che i claim, ovvero le informazioni dichiarate su prodotti e servizi, riflettano la realtà in modo veritiero – e qui parliamo di verifiche. O siano plausibili quando riferiti agli effetti attesi nel futuro – e qui, invece, ci riferiamo alle validazioni. Si verifica, ad esempio, la quantità di CO2 che un’azienda ha emesso durante l’anno precedente, mentre si valida il potenziale assorbimento di CO2 che ci si può attendere da un progetto di riforestazione.

Verifiche e validazioni si possono applicare a qualsiasi settore e possono essere utilizzate in combinazione con programmi specifici che contengono dei requisiti aggiuntivi rispetto alla stessa ISO/IEC 17029. Sicuramente le attività di verifica in campo ambientale e in particolare quelle relative al cambiamento climatico come le Carbon Footprint di un prodotto o i progetti di riduzione di gas a effetto serra di una organizzazione, rappresentano in questo momento la principale esperienza di mercato riconducibile alla norma.

In questo ambito, anche la UNI EN ISO 14065 del 2013 è stata revisionata per estenderne il campo di applicazione dalle sole attività relative ai gas a effetto serra a quelle concernenti tutte le informazioni ambientali, aprendo quindi un ampio ventaglio di nuove opportunità.

 

Cosa può fare l’accreditamento per garantire l’affidabilità e la credibilità dei claim, anche di fronte al fenomeno del greenwashing?

Se prendiamo come riferimento la definizione dei claim ambientali che troviamo nella ISO 14065, si dice chiaramente che il claim deve essere verificabile, accurato e non fuorviante. Pertanto non è possibile verificare claim generici e non precisi come “il mio prodotto è green e rispettoso dell’ambiente”. Inoltre, la verifica e la validazione si basano su dati, ovvero su riscontri scientifici e oggettivi.

Per le organizzazioni diventa, quindi, fondamentale prestare molta attenzione alla comunicazione che viene fornita così da evitare multe o danni d’immagine. Per evitare situazioni simili e prevenire l’utilizzo del greenwashing, l’Unione europea ha sviluppato una proposta di Direttiva che stabilisce che le attestazioni e le comunicazioni esplicite di claim ambientali, oltre che la conformità dei sistemi di etichettatura, dovranno essere verificate da terzi parti indipendenti e tale compito dovrà essere affidato ai verificatori accreditati.

Viene confermato, quindi, il valore aggiunto che le verifiche accreditate possono fornire, garantendo alle informazioni contenute nei claim ambientali un’affidabilità maggiore. Anche perché grazie all’utilizzo delle norme ISO si seguono delle regole armonizzate. Di conseguenza il consumatore è più tutelato nelle eventuali scelte di un prodotto dal punto di vista ambientale.

Il ruolo importante delle verifiche accreditate è evidente anche dalla crescita, sempre costante negli ultimi anni, del numero di organismi accreditati per le attività di verifica e validazione. Se prendiamo come riferimento il 2022, tra gli schemi che sono cresciuti di più come numero di accreditamenti, troviamo al secondo posto gli organismi di verifica delle dichiarazioni ambientali di prodotto, con una crescita del 25% rispetto all’anno precedente.

 

Parliamo in dettaglio del controllo delle emissioni di gas a effetto serra. Oggi, a questo settore si applica la norma di accreditamento UNI EN ISO 14065, ma per gli organismi ci sono importanti cambiamenti…

Abbiamo già visto come la ISO/IEC 17029 sia diventata norma di riferimento di livello tre per l’accreditamento delle attività di verifica e validazione. Ma anche la norma ISO 14065 del 2013 è stata aggiornata nel 2020 e si applica a tutte le verifiche e validazione dei claim ambientali. Pertanto, gli attuali schemi relativi alle informazioni ambientali devono migrare all’interno di questo nuovo quadro di accreditamento generale.

Di conseguenza, gli organismi accreditati secondo la ISO 14065 del 2013 per le attività di verifica dei gas a effetto serra, come gli schemi EU ETS, ovvero Emission Trading, MRV Shipping e Carbon Footprint di prodotto e i progetti GHG, devono effettuare la transizione alla norma ISO 14065 del 2020. Anche altri schemi precedentemente riferiti alla certificazione di prodotto, come Made Green in Italy o le Dichiarazioni Ambientali di Prodotto, note come EPD, devono transitare alla ISO 17029.

Accredia ha delineato un percorso per gli organismi che è iniziato con la presentazione dei Piani di transizione a maggio 2023. Successivamente, questi Piani sono stati valutati a livello documentale e durante le verifiche in sede, anche per quanto riguarda l’implementazione dei nuovi requisiti. In questo momento hanno effettuato il passaggio alle nuove norme circa metà degli organismi. La scadenza della transizione, inizialmente prevista per dicembre 2023, è stata prorogata fino a giugno 2024.

 

Guardando al futuro, nel mondo della valutazione della conformità, quali sono gli strumenti innovativi che aiuteranno la transizione ecologica delle imprese?

La Commissione europea ha come obiettivo il 2050 per una Europa e emissioni zero. La pubblicazione a maggio 2023 del Regolamento UE 2023/956 introduce una nuova entrata fiscale destinata al bilancio dell’Unione, basata sul cosiddetto meccanismo CBAM di adeguamento del carbonio alle frontiere. Il nuovo tributo ambientale è finalizzato a garantire che gli sforzi di riduzione delle emissioni di gas serra in ambito europeo non siano contrastati da un contestuale aumento delle emissioni al di fuori dei suoi confini.

Per le merci prodotte nei paesi extra UE che vengono importate nell’Unione europea, il regolamento prevede due fasi di implementazione. La prima, transitoria, dal primo ottobre del 2023 al 31 dicembre del 2025 in cui gli importatori saranno soltanto chiamati a dichiarare il quantitativo e il tipo delle merci importate e le relative emissioni incorporate. Poi, nella seconda e definitiva fase, dal primo gennaio 2026 in poi, con la prima dichiarazione relativa alle merci importate nell’anno 2026 che dovrà essere presentata entro il 31 maggio 2027, l’importatore dovrà acquistare i certificati necessari per compensare le emissioni incorporate nelle merci importate.

Accredia sarà sicuramente coinvolta perché il regolamento prevede che le emissioni incorporate totali riportate nelle nella dichiarazione CBAM dovranno essere verificate da un verificatore accreditato.

Le azioni dell’Unione europea non sono però sufficienti da sole nella lotta contro i cambiamenti climatici pertanto, in ambito volontario, sarà molto importante la pubblicazione entro la fine dell’anno della norma ISO 14068 che si occupa della neutralità climatica.