Sfide e prospettive dell’accreditamento mondiale con Riva alla Presidenza di IAF

A coronamento dell’impegno in prima linea nelle attività internazionali di Accredia, per il Vice Direttore Emanuele Riva adesso arriva la Presidenza di IAF (International Accreditation Forum), l’Associazione che riunisce gli Enti di accreditamento di tutto il mondo. In quest’intervista racconta le prospettive per la governance dell’accreditamento in Europa e nel resto del mondo e le tante sfide all’orizzonte, dalla gestione post pandemia alla definizione di regole condivise a livello internazionale, su temi fondamentali per la vita dei cittadini, delle imprese e della PA.

 

Innanzitutto Presidente, cos’è IAF e qual è il suo ruolo nel mondo dell’accreditamento?

IAF è l’International Accreditation Forum, un’associazione mondiale che rappresenta gli Enti di accreditamento, ma in cui sono presenti anche le Associazioni degli organismi di certificazione e tutti gli stakeholder della valutazione della conformità.

La funzione principale di IAF è quella di armonizzare le regole di accreditamento per far sì che venga riconosciuta l’affidabilità dei certificati accreditati e che questi possano essere ritenuti validi in tutto il mondo. La certificazione abbraccia tantissimi campi: si parla di sistemi di gestione, certificazione di persone, prodotti, processi, tutti elementi essenziali per la libera circolazione delle merci. Parliamo per esempio di biologico, di marcatura CE, di certificazione dei saldatori, di emissioni gestite e regolamentate dal Protocollo di Kyoto e di certificazione dei sistemi di gestione ambientale o per la prevenzione degli infortuni.

IAF nasce nel 1993 sulla spinta del WTO, con l’intento di migliorare e regolamentare le barriere non commerciali tra i paesi membri del WTO. Oggi i membri di IAF sono 87 Enti di accreditamento che rappresentano 104 diversi Stati. In tutto il mondo sono circa 10mila gli organismi di certificazione accreditati.

 

Come ha anticipato, ormai sono molteplici i settori in cui si parla di accreditamento. Può aiutarci a individuare i temi principali su cui l’accreditamento mondiale sta lavorando maggiormente in questo momento?

Certo, i punti sono principalmente tre: il primo è il database mondiale delle certificazioni “IAF Certsearch”. In Italia ne abbiamo uno da quasi vent’anni, ma non è così nel resto del mondo. L’obiettivo quindi è di completare un database a livello mondiale affinché sia uno strumento essenziale e strategico soprattutto in ottica di sostenibilità e di acquisti verdi. Chi deve regolamentare degli acquisti e chi deve fare delle scelte di mercato deve poter accedere a dei dati, altrimenti abbiamo soltanto parole e non fatti.

Il secondo progetto riguarda la gestione del post Covid: adesso dobbiamo abituarci a questo New Normal. Come possiamo garantire che le verifiche rimangano rigorose e affidabili, nonostante siano cambiate le tecnologie e le modalità di farle? In questi anni infatti abbiamo fatto tutti verifiche in remoto con strumenti digitali. C’è chi ha fatto addirittura ispezioni con dei droni o comunque con interventi artificiali. Adesso questo ambito va regolamentato, per far sì che gli organismi possano operare in maniera coerente tra di loro. Come comunità internazionale dobbiamo capire come regolamentare le attività in remoto insieme a ILAC e ISO che sono partner di IAF.

Il terzo elemento che mi sento di sottolineare è il progetto di fusione di IAF con ILAC. ILAC è, al pari di IAF, un’organizzazione internazionale che coordina le attività dei laboratori di prova, medici e di taratura e degli organismi di ispezione. IAF e ILAC coprono tutte le valutazioni di conformità a livello mondiale. Si sta quindi avviando questo tentativo di fusione, che è stato provato in passato già cinque volte senza successo.

Perché è importante? Per semplificare le regole, per armonizzarle. Senza dimenticare che questo tentativo di fusione vuole avere come risvolto immediato anche un miglioramento delle attività di verifica, e quindi facilitare l’attività delle aziende che possono avere bisogno di un certificato di taratura piuttosto che di un certificato per il proprio sistema di gestione. Se ci si avvicina, si avvicinano le regole e si semplificano i processi.

 

Per ciascuna delle sei missioni del PNRR, gli schemi di valutazione della conformità accreditata potrebbero diventare un riferimento per contribuire a valutare e individuare i soggetti e progetti da finanziare. Quanto e come, questa sua nomina, contribuirà a rafforzare il lavoro di Accredia in termini di competitività sui mercati internazionali per le imprese e i professionisti?

Iniziamo con il dire che la reputazione dell’Italia in questo momento all’estero è altissima. A parte appunto la mia nomina come Presidente di IAF, c’è anche quella di Stefano Calzolari come presidente del CEN, l’Ente di normazione europeo e Paolo Moscatti come Presidente di EUROLAB, il network dei laboratori. Quindi tre italiani che in questo momento siedono ai tavoli dove si decidono le strategie dell’Infrastruttura per la Qualità, dove si decidono i trend mondiali.

Quali sono le tendenze principali? La sostenibilità oggi è il tema su cui tutti si stanno esercitando. Se guardate la pubblicità, circa il 70-80% della pubblicità fa riferimento a criteri e limiti di sostenibilità. Però questa sostenibilità è reale o no? Ecco, Accredia è uno dei primi, direi il primo Ente di accreditamento al mondo, che sta lavorando sulla verifica dei claim legati alla sostenibilità. Parliamo di povertà, inquinamento, diritti umani, quindi non un tema banale ma una cosa molto seria. L’Italia parte bene perché abbiamo già moltissime certificazioni in ambito ambientale, in ambito sicurezza del lavoro, e anche in questi due ambiti siamo primi al mondo da tantissimo tempo. A tal proposito, mi piace ricordare il recente accordo con ASI, Assurance Services International.

Sottolineo ancora due elementi per il futuro prossimo: la direttiva sulla Corporate Responsibility Reporting e la direttiva sulla Due Diligence che, nate in ambito europeo, stanno sottolineando l’importanza di un reporting sulla sostenibilità svolto in maniera corretto dalle aziende. Fino a ora quest’ambito è stato coperto dalle società di auditing e soltanto recentemente sono diventati operativi gli organismi di certificazione. Quindi è importante farsi trovare pronti.
Non è un caso poi che finalmente anche ISO abbia avviato un tavolo tecnico sul tema della sostenibilità.

 

La collaborazione tra Enti nazionali, Istituzioni mondiali e Infrastruttura per la Qualità resta un nodo centrale a sostegno dell’accreditamento. Come cercherà di rafforzare tutto questo da Presidente IAF?

Innanzitutto ci tengo a specificare che, come Presidente IAF, sono diventato in automatico anche Presidente dell’Infrastruttura internazionale per la Qualità. È una carica biennale, capitata favorevolmente durante la mia presidenza. Questo è un vantaggio ovviamente perché potremo apportare qualche iniziativa in maniera un pochino privilegiata. Detto questo, il primo obiettivo, secondo me, deve essere quello di creare un’infrastruttura europea dell’accreditamento. Abbiamo un’infrastruttura mondiale che comprende la Banca Mondiale UNIDO, UNECE, WTO più tutti gli Enti di normazione e di accreditamento. Occorre adesso sviluppare questo tipo di infrastruttura a livello europeo, come c’è già in Italia, perché le sinergie potrebbero essere importanti.

Gli attori da coinvolgere sono sicuramente la Banca Europea, Banca Centrale UNECE, CEN, EEA e Commissione europea. Perché è così importante? Pensiamo ad esempio al GDPR che non richiama norme. Sarebbe stata essenziale lì una collaborazione tra la Commissione europea e il CEN per creare delle norme specifiche. Un altro ambito di sviluppo è sicuramente la finanza sostenibile. Esiste un soggetto che si chiama EFRA, che dovrà valutare gli standard di riferimento in questo campo ma se ci fosse un link forte con il CEN e il CENELEC probabilmente i lavori sarebbero più spediti.

Il secondo punto da sviluppare riguarda la possibile fusione tra IAF e ILAC. Un’occasione buona per coinvolgere all’interno di questa struttura anche parti interessate rilevanti riconosciute dall’OCSE. Ci sono dei soggetti come FAO, WTO, UNIDO e l’Agenzia sull’Energia Atomica che sono Enti di regolazione riconosciuti a livello internazionale e che potrebbero servirsi dell’accreditamento della certificazione per realizzare i loro obiettivi.

Infine abbiamo temi ormai noti come la digitalizzazione, l’intelligenza artificiale, il remote auditing. Tutti questi sono temi che non possono essere governati a livello nazionale ma occorre sicuramente una strategia internazionale e la collaborazione con IAF. In CEN c’è, come dicevo prima, l’ingegner Stefano Calzolari che ci darà sicuramente una mano per raggiungere questi obiettivi.