Un male antico che rallenta la crescita e lo sviluppo con effetti distorsivi per l’economia e la società in genere. La corruzione è un elemento di rischio per la ripresa del Paese, tanto più dannoso oggi, viste le possibilità senza precedenti offerte dal Next Generation EU. Ma spendere presto e bene i circa 200 miliardi del NGEU richiede trasparenza dei processi ed efficacia della spesa. La ripresa dunque richiede infrastrutture trasparenti, agili nell’allocare le risorse verso progetti di spesa efficaci ed efficienti.
I fenomeni corruttivi che affliggono la nostra economia sono difficili da misurare. Ancora più arduo è riuscire a calcolare una dimensione dell’impatto economico e sociale che determinati livelli corruttivi implicano. La corruzione è dunque un fenomeno difficile da indagare sia negli effetti diretti che in quelli indiretti, ma sappiamo con certezza che si tratta di una minaccia alla libera concorrenza e all’efficienza dei mercati. Produce un aumento della spesa nei contratti dei servizi pubblici dello Stato e influisce negativamente nella qualità delle opere pubbliche realizzate. Ogni irregolarità negli appalti pubblici fa aumentare la spesa per l’acquisto di beni, servizi e opere e riduce la qualità dell’offerta per imprese e cittadini allungando i tempi per la realizzazione delle opere. Tali effetti distorsivi rischiano di avere un forte impatto nel percorso di crescita intrapreso dal nostro paese.
In più, un Paese corrotto è meno attraente per gli investitori esteri. La corruzione mina la credibilità di Governi, Istituzioni e imprese ostacolando l’afflusso di capitali stranieri. Nonostante le difficoltà di misurazione del fenomeno corruttivo, Transparency International e Banca Mondiale stilano da anni una classifica Paese per Paese del livello di corruzione attraverso il calcolo di 2 indicatori specifici:
- CPI (Corruption Perception Index) che misura la corruzione del settore pubblico e definisce la corruzione come “abuso di pubblico ufficio per fini privati”. Il CPI è un indice che determina la percezione della corruzione nel settore pubblico e nella politica in numerosi Paesi nel mondo, attribuendo a ciascun Paese un punteggio che varia da 0 (massima corruzione) a 100 (assenza di corruzione).
- CCI (Control of Corruption Index) che definisce la corruzione come “potere esercitato per fini privati come “cattura” degli stati da parte di élites e interessi privati”. Misura la corruzione percepita a partire da interviste multiple somministrate ad esperti del mondo degli affari e analisti e copre un insieme di paesi simile al CPI. Varia tra -2.5 to 2.5.
Nel confronto internazionale, l’Italia presenta un grado elevato di corruzione posizionandosi al 42° posto nella classifica 2021 del Corruption Perception Index e con un punteggio di 0,54 nel Control of Corruption Index. Il valore degli indicatori colloca l’Italia in fondo alla classifica europea tra Polonia e Repubblica Ceca.
Nel seguito riproponiamo un esercizio presentato da Confindustria nel 2014 mettendo in relazione l’indice prodotto dalla Banca Mondiale che misura la facilità di fare impresa (Ease of doing business index) e il livello di corruzione misurato dall’indice Control of Corruption (l’indice Ease of doing business può assumere un valore 1 a 190, dove 1 è il punteggio migliore e 190 il peggiore. Un punteggio elevato – un basso valore numerico – significa che il contesto regolatorio è favorevole al fare impresa).
La correlazione tra i fenomeni (corruttivo ed economico) è evidente: spostandoci a destra del grafico aumenta il livello di corruzione misurato da Control of Corruption, mentre andando verso il basso migliora il valore dell’indice Ease of doing business. I valori del nostro paese per i due indicatori sono rispettivamente 0,5 e 58, molto simili a quelli rilevati per Cipro.
Date le premesse, il valore per il nostro Paese di uno strumento volontario di prevenzione della corruzione, come la certificazione del sistema di gestione ai sensi della UNI ISO 37001, è particolarmente rilevante. Le aziende che decidono di autodisciplinarsi scegliendo la strada della certificazione volontaria sono più controllate e mediamente più affidabili, visto che aderiscono a un sistema che le porta a verificare i processi produttivi più volte. In più, grazie alle garanzie assicurate sulle corrette procedure di prevenzione della corruzione, viene fornito alla Pubblica Amministrazione uno strumento di semplificazione amministrativa che consente, ad esempio, di ridurre la frequenza delle ispezioni nelle imprese certificate e di migliorare l’efficienza dei processi.
Oggi in Italia sono circa 80mila le organizzazioni pubbliche e private che hanno certificato sotto accreditamento il proprio sistema di gestione (oltre 150mila sono invece i siti certificati). La diffusione di tali strumenti dimostra come aziende e pubblica amministrazione riconoscano l’efficacia e l’affidabilità della certificazione accreditata. Le certificazioni di sistema di gestione hanno vissuto in questi anni una chiara evoluzione verso forme sempre più specialistiche dalla tradizione “qualità”. In questa cornice va inquadrato il trend positivo della norma UNI ISO 37001 sul sistema di gestione anticorruzione: l’Italia è stata tra i primi Paesi ad attivarsi in quest’ambito ed è al primo posto nel mondo per certificazioni valide rappresentando oltre la metà di quelle mondiali, come rileva la ISO Survey 2020.
Oggi sono 27 gli organismi di certificazione accreditati per rilasciare questo tipo di certificazioni e il numero di organizzazioni che hanno scelto di certificare il proprio sistema di gestione anticorruzione è cresciuto progressivamente negli ultimi anni, arrivando a 3.403 aziende certificate per la UNI ISO 37001 a settembre 2021.
Strumenti volontari di gestione del fenomeno corruttivo tra le organizzazioni pubbliche e private possono essere decisivi in questa fase di ripresa economica. Il trend fortemente positivo del PIL del terzo trimestre 2021 lascia sperare in un consolidato 2021 migliore delle attese. Il recupero della spesa delle famiglie e degli investimenti in capitali, oltre che le positive dinamiche dell’export dovrebbero infatti portare il Paese a una crescita significativa e migliore rispetto ai partner europei: nonostante l’atteso rallentamento dell’economia nel quarto trimestre 2021, le stime sono di una crescita del Pil del 6,3%, come rileva il Prometeia Brief – Italy in the Global economy January 2022.
Ma l’oulook per il 2022, fortemente condizionato dalle dinamiche pandemiche e dalle nuove restrizioni imposte dal Governo, dipende in gran parte dalle politiche fiscali espansive che saranno proposte e dai primi investimenti finanziati dai fondi Next Generation EU. Se ci muoveremo in un contesto di trasparenza potremo sfruttare maggiormente le possibilità offerte dai fondi per la ripresa. Ridurre i fenomeni corruttivi può essere quindi un investimento per la crescita che può contribuire al necessario cambio di passo della nostra economia.