L’Italia, assieme agli altri Paesi del mondo, sta affrontando crisi ambientali e climatiche sempre più importanti che evidenziano anche le problematiche connesse alla disponibilità di acqua a uso potabile. Alle questioni climatiche si aggiungono poi i limiti di infrastrutture idriche in parte obsolete che determinano perdite e dispersioni.
La disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie sono diventate, infatti, uno dei 17 obiettivi dell’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile, e il Legislatore europeo è intervenuto sul tema con la Direttiva UE 2020/2184, recepita in Italia attraverso il D.Lgs. 18/2023 in vigore dal 21 marzo 2023.
Il decreto è stato sviluppato grazie a un partenariato esteso tra Istituzioni, portatori di interesse pubblici e privati e Accredia. Un partenariato di cui Federico Pecoraro, Vice Direttore del Dipartimento Laboratori di prova dell’Ente, ribadisce il valore sottolineando il ruolo delle prove eseguite sotto accreditamento: “Anche in questo ambito l’accreditamento continua a essere uno strumento valido e utilizzato dalle autorità per stabilire il livello di competenza, di imparzialità e di buon funzionamento organizzativo di chi deve assicurare un grado elevato di protezione degli interessi pubblici“.
Leggi e norme per le acque potabili
Le acque destinate al consumo umano sono le acque trattate o non trattate utilizzate per bere, preparare cibi e bevande o altri usi domestici, fornite attraverso una rete di distribuzione oppure mediante cisterne, in bottiglie o in contenitori. Sono comprese, in questo ambito, anche le acque utilizzate nelle imprese alimentari per prodotti e sostanze destinati al consumo umano, ma sono escluse le acque minerali naturali.
Con l’obiettivo di assicurare acqua salubre e pulita ai cittadini, il D.Lgs. 18/2023, che ha recepito la Direttiva UE 2020/2184, ha introdotto importanti novità per i gestori dei sistemi idro-potabili, per gli operatori impegnati nel trattamento delle acque e per i cittadini. L’accreditamento era già obbligatorio in base al precedente Decreto del Ministero della Salute del 14 giugno 2017, ma con il D.Lgs è diventato centrale.
In questo modo è stato consolidato il ruolo dell’accreditamento per i laboratori di prova secondo la norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025, negli ambiti che coinvolgono le prove accreditate sull’acqua e la certificazione dei materiali a contatto con l’acqua, oltre che dei sistemi di gestione delle aziende del servizio idro-potabile e di ispezione delle reti distributive.
L’art. 6 del D.Lgs. 18/2023 “Obblighi generali per l’approccio alla sicurezza dell’acqua basato sul rischio” spiega, infatti, come l’approccio basato sul rischio sia finalizzato a coprire “l’intera filiera idro-potabile, dal prelievo alla distribuzione, fino ai punti di rispetto della conformità dell’acqua specificati all’articolo 5” e a garantire “lo scambio continuo di informazioni tra i gestori dei sistemi di distribuzione idro-potabili e le autorità competenti in materia sanitaria e ambientale”.
L’accreditamento delle prove sulle acque
Su un totale di 1.339 laboratori di prova accreditati da Accredia (al 31 dicembre 2022), circa il 60% svolge anche le prove sulle acque destinate al consumo umano.
Le prove accreditate garantiscono la sicurezza e l’efficacia dell’attività di controllo periodico della qualità dell’acqua potabile che viene svolta dai gestori del servizio idrico integrato, ovvero di chiunque fornisca a terzi acqua destinata al consumo umano.
Il D.Lgs. 18/2023 ha definito un nuovo elenco dei valori di parametro per valutare la qualità dell’acqua potabile, che devono essere determinati attraverso le prove effettuate dai laboratori accreditati da Accredia secondo la norma ISO/IEC 17025 “Requisiti generali per la competenza dei laboratori di prova e taratura”.
Il laboratorio deve dunque sottoporsi alla valutazione di competenza e indipendenza da parte di un Ente di accreditamento designato ai sensi del Regolamento CE 765/2008 come, appunto, Accredia in Italia.
L’accreditamento per certificare i reagenti chimici
Il D.Lgs. 18/2023 ha introdotto importanti novità anche in materia dei cosiddetti ReMaf, ovvero i reagenti chimici e i materiali filtranti attivi e passivi da impiegare nel trattamento delle acque destinate al consumo umano. Per essere immessi in commercio e utilizzati, entro il 12 gennaio 2036 i ReMaf dovranno essere obbligatoriamente certificati sotto accreditamento e successivamente autorizzati dal Centro Nazionale per la Sicurezza delle Acque (CeNSiA) e registrati nel sistema AnTeA.
Dal punto di vista tecnico, i ReMaF vengono certificati dagli organismi accreditati che effettuano l’ispezione periodica degli impianti produttivi, prelevando i campioni da sottoporre ad analisi e, per le analisi necessarie alla certificazione, si affidano a laboratori di prova anch’essi accreditati.