Mobility Manager alla ribalta: in arrivo la certificazione professionale

Tra le misure di contenimento del Covid-19 che stanno modificando in maniera sostanziale le nostre abitudini, rientra senza dubbio la cosiddetta nuova mobilità sostenibile, che prevede una riduzione degli spostamenti nelle ore di punta, al fine di consentire una migliore organizzazione degli orari ed evitare i picchi di traffico.

Il tema non è nuovo. Già il 15 febbraio 2018, UNI (Ente Italiano di Normazione), in collaborazione con AIAGA (Associazione Italiana Acquirenti e Gestori di Auto Aziendali), ha elaborato la Prassi di Riferimento UNI/PdR 35:2018, allo scopo di definire i requisiti di conoscenza, abilità e competenza di quattro profili professionali relativi alla mobilità aziendale. Secondo quanto indicato dalla Prassi, le competenze di questa figura professionale dovrebbero spaziare dall’ambito delle tecniche di analisi statistica e ambientale a quello della comunicazione e del marketing, passando per la gestione della logistica e dei trasporti.

Le figure delineate sono quelle del Mobility Manager (gestore degli spostamenti casa-lavoro), del Fleet Manager (responsabile della gestione della flotta aziendale), del Travel Manager (gestore delle trasferte di lavoro) e del Corporate Mobility Manager (che coordina le attività dei suddetti manager), dei quali gli organismi accreditati potranno verificare l’aderenza ai requisiti. L’obiettivo è infatti favorire la certificazione volontaria dei professionisti che possa essere richiesta agli organismi accreditati secondo la norma UNI CEI EN ISO/IEC 17024 “Requisiti generali per gli organismi che eseguono la certificazione delle persone”, in linea con la Legge 4/2013 “Disposizioni in materia di professioni non organizzate”.

La funzione del Mobility Management è stata promossa in Italia con il Decreto del MATTM del 1998 “Mobilità sostenibile nelle aree urbane” e il successivo Decreto del Servizio dello stesso Ministero, IAR (Inquinamento Atmosferico e Rischi Industriali) del 2020, finalizzato a incentivare i programmi proposti dai Mobility Manager aziendali. Ma è solo dalla primavera scorsa, dopo la riapertura post-lockdown delle attività produttive, che ha assunto un’importanza strategica per le organizzazioni e la collettività in generale, diventando una figura chiave di una vera e propria “rivoluzione della mobilità”.

Il cosiddetto “Decreto Rilancio” (DL 34/2020, convertito in Legge 77/2020), ha infatti introdotto l’obbligo di nominare un Mobility Manager per tutte le aziende o gli Enti pubblici con più di 100 dipendenti (contro i 300 per unità locale/800 complessivi, indicati nel Decreto del 1998). Entro il 31 dicembre di ogni anno, il Mobility Manager ha il compito di redigere un Piano degli Spostamenti Casa Lavoro (PSCL) che contenga un’analisi delle abitudini di mobilità dei dipendenti e le possibili soluzioni per ottimizzare gli spostamenti casa-lavoro.

Un professionista della mobilità in possesso di una certificazione accreditata può offrire maggiori garanzie circa le sue abilità e competenze, ed essere più competitivo su un mercato che sta rapidamente creando nuove opportunità per queste figure professionali. Nell’era dello smart working, infatti, il Governo sta puntando sui Manager della mobilità per affermare e diffondere, anche a livello culturale, nuove abitudini che siano maggiormente funzionali alla gestione dell’emergenza in atto, e, più in generale, al perseguimento di tutti i vantaggi che possono derivare dalla mobilità sostenibile.

Gli interventi che i Manager della mobilità contribuiscono a implementare consentono un’ottimizzazione dei costi per le imprese e per la collettività e hanno un impatto positivo sull’ambiente e sulla salute dei cittadini, riducendo l’inquinamento atmosferico, il consumo di energia e le emissioni di gas serra, nonché – in questo particolare momento storico – le occasioni di contagio.