Come crescono le certificazioni tra le imprese: il Rapporto Istat

Il Rapporto Annuale Istat 2023 ha certificato le dinamiche economiche e sociali del nostro Paese per il 2022, evidenziando criticità e potenzialità di sviluppo. In particolare, emerge come la chiave di lettura della sostenibilità, non solo ambientale, sia ormai un tratto comune a ogni dimensione di analisi.

Dal punto di vista del contesto macroeconomico, il forte rincaro dei prezzi dell’energia e delle materie prime ha condizionato l’evoluzione dell’economia, con aumenti rilevanti dei costi di produzione per le imprese, rendendo indispensabile un ripensamento del modello di sviluppo. Efficienza energetica ed economia circolare sono oggi elementi da tenere in considerazione, non solo per la crescita delle imprese, ma anche per far fronte a nuove forme di povertà, come quella energetica, ampiamente evidenziata in questa ultima edizione del Rapporto Annuale.

 


Transizione ecologica


La transizione ecologica va favorita tramite investimenti di carattere strutturale, ma è anche necessario approfondire il suo impatto a livello economico e sociale, con l’intento di promuovere una maggiore equità. Nel medio periodo il processo di transizione ecologica è destinato a modificare radicalmente le fonti e i prezzi dell’energia e, anche in virtù della sperequazione nell’impatto della variazione dei prezzi energetici, non si può dare per scontato che i costi e i benefici di questo processo siano distribuiti in modo equo tra le diverse fasce di popolazione e settori dell’economia.

 


Povertà energetica


La lotta alla povertà energetica è un aspetto chiave delle recenti strategie della Commissione Europea per la “Just Transition”, una dimensione della povertà che saremo chiamati a considerare con maggiore attenzione negli anni a venire. Le famiglie che lamentano una spesa energetica troppo elevata e quelle il cui reddito, una volta fatto fronte alle spese energetiche, scende sotto la soglia di povertà, sono, secondo l’Istat, l’8,9% delle residenti in Italia.

 


Ambiente, economia e società


La questione ambientale e le connessioni con l’economia e la società sono sempre rilevanti. Le indagini sulle famiglie mostrano che la preoccupazione per i cambiamenti climatici è crescente tra i cittadini. Tali timori sono alimentati anche dal verificarsi di eventi meteorologici estremi, che aumentano il rischio di calamità connesse al dissesto idrogeologico e alla siccità, con conseguenze drammatiche in termini di vite umane e danni economici.

In generale, nel 2022, l’andamento dell’economia italiana è stato positivo, sia in termini di crescita sia sul fronte dell’occupazione, anche come conseguenza del rimbalzo successivo alla crisi economica conseguente all’emergenza sanitaria. In particolare è proseguita la ripresa del Pil, con un aumento del 3,7%, superiore a quello registrato in Francia (+2,5%) e Germania (+1,8%) e nel complesso dell’area euro. Tuttavia, il persistere di un quadro di forte incertezza ha messo a dura prova il sistema produttivo italiano. Alcune imprese si sono rivelate più resilienti di altre generando asimmetrie settoriali particolarmente rilevanti. In particolare, quelle con un elevato grado di partecipazione alle catene globali del valore hanno mostrato performance migliori rispetto alle altre imprese, in termini di produttività e redditività.

In più, negli ultimi anni l’emergenza sanitaria ha comportato una riduzione della propensione a innovare. In risposta a questa tendenza, sono cresciute le risorse erogate dal settore pubblico al settore privato per promuovere investimenti in ricerca e innovazione, sotto forma di credito d’imposta. Le agevolazioni fiscali agli investimenti in R&S hanno determinato un effetto positivo sulla crescita della produttività e lo stimolo alla crescita sembra essere stato più rilevante per le imprese più lontane dalla frontiera tecnologica.

 


Le strategie delle imprese


Oggi lo sviluppo del sistema imprenditoriale si coniuga con l’esigenza di rafforzare la sostenibilità ambientale, sociale ed economica dei processi produttivi. Nel 2022, coerentemente con il quadro macroeconomico in atto, quasi il 60% delle imprese manifatturiere ha adottato misure finalizzate a rafforzare la sostenibilità dei processi di produzione.

Si stima che nel 2022 il 59,5% delle imprese manifatturiere abbia intrapreso azioni di sostenibilità. Tra queste, il 50,3% ha adottato azioni di tutela ambientale, il 44,6% di sostenibilità sociale e il 36,8% di sostenibilità economica. Le grandi imprese sono state mediamente le più attive in tutte le pratiche di sostenibilità: oltre i 4/5 delle grandi imprese (81,5%) e soltanto il 36,1% delle piccole imprese hanno sviluppato azioni di sostenibilità. L’utilizzo di energia da fonti rinnovabili e il miglioramento dell’efficienza energetica emergono come le attività più rilevanti nella pianificazione delle azioni future.

 


Lo strumento della certificazione


I dati del Rapporto Annuale Istat 2023 evidenziano che, delle imprese di servizi di mercato che svolgono azioni di sostenibilità, il 36,4% ha effettuato anche un’attività di certificazione: i sistemi di gestione più certificati sono stati quelli per la qualità a norma ISO 9001 con il 24,2% delle imprese, e per la gestione ambientale a norma ISO 14001 con il 23,7% delle imprese.

Le valutazioni della conformità accreditate contribuiscono in via diretta ed indiretta ad un modus sostenibile cui tendere. Non è sorprendente verificare dinamiche positive in pressoché ogni settore coperto dall’accreditamento, proprio con dinamiche molto positive sulle materie ambientali e per la transizione tecnologica.

Allo stesso modo vengono introdotte sul mercato nuove forme di certificazione, come quella del sistema di gestione della parità di genere (Prassi di Riferimento UNI/Pdr 125:2022) che sono rapidamente adottate dalle imprese, anche in forza delle scelte politiche adottate dal Governo. Oggi si registrano 36 organismi accreditati per rilasciare questa certificazione, e circa 2.000 siti aziendali certificati (dati al 20 luglio scorso).