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Le prospettive nel mondo dell’accreditamento per i laureati in veterinaria

Notizia
24 agosto 2017

Silvia Tramontin
Stefania Scevola, funzionario tecnico del Dipartimento Certificazione e Ispezione ACCREDIA, racconta la sua esperienza, dalla laurea in medicina veterinaria al mondo dell'accreditamento, con una specializzazione nel settore delle certificazioni agroalimentari.
  • Una veterinaria che ha cambiato radicalmente lavoro: dalla clinica alla certificazione. Come sei approdata al mondo della certificazione?

Mi sono laureata a fine 2013 presso la facoltà di medicina veterinaria di Milano, traguardo a cui ambivo fin da quando ero bambina. Dopo due anni di internato svolto nell’ambito della clinica chirurgica per gli animali d’affezione, ho iniziato a lavorare presso una struttura. La vita del veterinario clinico, si sa, è entusiasmante e adrenalinica e per questo è scelta dalla maggior parte dei colleghi, ma ad un certo momento la curiosità di esplorare nuove frontiere ha prevalso e durante la mia ricerca sono approdata al mondo della certificazione.

  • Più precisamente di cosa ti occupi all’interno del Dipartimento Certificazione e Ispezione di ACCREDIA?

Da circa un anno sono entrata a far parte di questo mondo, entrando in ACCREDIA. Dopo un periodo intensivo di formazione teorica, ho iniziato un affiancamento pratico per acquisire competenze in merito alle mie future mansioni. Attualmente la maggior parte della giornata sono in ufficio per gestire pratiche inerenti gli “schemi food”, cioè delle certificazioni rilasciate sotto accreditamento nel settore agroalimentare, ma sempre più spesso faccio delle uscite presso le aziende, per valutare la corretta applicazione di quanto definito durante l’attività d’ufficio. Mi rendo conto che sia un linguaggio tecnico e la materia possa apparire più complessa di quanto non sia quindi per illustrare con più chiarezza di cosa mi occupo in ACCREDIA, provo ad esprimermi con degli esempi.

Ogni qualvolta andiamo a fare la spesa al supermercato per comprare delle uova Bio, oppure ci rechiamo in un negozietto che vende prodotti “tipici” come la mozzarella di bufala DOP, oppure pensiamo alle modalità di gestione di un allevamento, ci possiamo imbattere nell’attività svolta da ACCREDIA. Il produttore di gorgonzola DOP (a denominazione di origine protetta) per poterlo dichiarare tale deve sottostare ai controlli di un Organismo di Certificazione. L’attestazione da questi rilasciata garantirà l’autenticità del prodotto DOP e confermerà il valore aggiunto del prodotto a vantaggio sia del produttore che del consumatore. Lo stesso discorso vale per tutti i 291 prodotti a denominazione di origine (DOP) o a indicazione geografica (IGP) riconosciuti dall’Unione europea. ACCREDIA quindi controlla che gli Organismi di certificazione abbiano le competenze per valutare i prodotti e che operino in maniera indipendente e imparziale nei confronti degli operatori che richiedono la certificazione. L’ente di certificazione, a sua volta controlla che i produttori rispettino i dettami indicati dai disciplinari tecnici.

  • Quali potrebbero essere gli Schemi di Certificazione più interessanti per un veterinario?

La certificazione sta diventando una richiesta sempre più diffusa perché si affianca e cresce in maniera proporzionale alle richieste di sicurezza, genuinità e qualità degli alimenti, senza dimenticare la garanzia di tutela del benessere animale e la sostenibilità del territorio. Per dare un’idea della portata di questo sistema posso affermare che, ad oggi, l’area Food del Dipartimento Certificazione e Ispezione di ACCREDIA gestisce oltre 63 Organismi di certificazione, e 34 schemi in ambito food.

Oltre ai Regolamenti comunitari emessi a tutela dei prodotti tipici (DOP, IGP, STG), ci sono quelli per i vini DOC, DOCG e IGT, e per la produzione biologica che richiedono la certificazione accreditata come risposta alle esigenze di tutela non solo del prodotto ma anche dell’ambiente, per uno sviluppo sostenibile. In particolare, il metodo di produzione biologica in ambito zootecnico richiede al produttore di rispettare criteri rigorosi nell’uso dei farmaci e in materia di benessere animale, competenze specifiche di noi veterinari.

Ci sono poi le certificazione volontarie legate alla sicurezza alimentare come la ISO 22000, FSSC 22000, gli schemi BRC e IFS, Global GAP livestock e acquaculture; gli schemi per condurre una pesca sostenibile come Friend of the Sea; gli schemi per valutare i sistemi di rintracciabilità dei prodotti alimentari come la ISO 22005; gli schemi FAMI QS e Global GAP Compound feed manufacturing per la produzione di mangimi e parecchi altri. Tutti questi schemi sono fortemente legati alle competenze del veterinario.

Il veterinario, grazie all’ampio spettro di materie che è tenuto ad approfondire durante il corso di laurea, che spaziano dalle competenze sull’igiene degli alimenti, a quelle sulla sanità animale, fino a quelle sul corretto uso del farmaco, può svolgere la professione di consulente in qualsiasi fase della filiera alimentare, sia nell’ambito zootecnico che della trasformazione, oppure può collaborare con gli enti di certificazione per le attività di valutazione.

  • Cosa in particolare hai potuto mettere a frutto del tuo percorso di studi e quali difficoltà, se ce ne sono state, hai incontrato nel mondo dell’accreditamento?

E’ molto difficile per uno studente in medicina veterinaria decidere durante il percorso di studi quale sarà effettivamente il proprio destino lavorativo e quindi, indirettamente, il proprio stile di vita. Per quanto nel mondo universitario ci siano dei docenti che lavorano a stretto contatto con questi ambiti e ci presentino questi argomenti nel corso di studio, è difficile per un neofita farsi un’idea reale delle potenzialità del settore e capire quanto possa esserne interessato e stimolato.

Purtroppo il nostro corso di laurea è vasto e saturo, e c’è poco spazio per approfondire ulteriori tematiche, ma sinceramente penso che questo settore sia da approfondire per farlo conoscere ai nuovi colleghi e per aiutarli ad avvicinarsi a questo ambito.

  • Il mondo delle valutazioni della conformità si basa sui principi della competenza, indipendenza e imparzialità degli operatori, quali sfide secondo te si presentano a chi lavora in questo settore?

Per lavorare nel settore delle valutazioni della conformità è necessaria una forte competenza sull’ispezione degli alimenti, sulle tecnologie di produzione, sulla sanità ed il benessere animale, materie oggetto di studio nella facoltà di veterinaria. A queste si aggiungono anche discipline come l’organizzazione aziendale e gli aspetti legislativi legati al settore sulle quali, con gradualità e studio successivo alla laurea, si acquisiscono competenze. L’esperienza verrà col tempo.

  • Quali sono secondo te gli aspetti positivi del lavoro nel mondo dell’accreditamento?

La molteplicità delle certificazioni accreditate esistenti, peraltro di carattere internazionale, fa comprendere la vastità delle attività in cui si può essere coinvolti. Come ho anticipato, oltre all’attività in ufficio esiste anche la pratica in campo. Per fare qualche esempio, ci si può trovare a valutare un sito di acquacoltura nel Sud Italia o la tracciabilità del latte in una malga sulle Alpi o, ancora, la produzione di un insaccato in centro Italia.

Uno degli aspetti più stimolanti di questa attività è proprio il venire a contatto con realtà particolari e multiformi, vicine alla veterinaria anche se lontano dalla tradizionale attività clinica. Proprio per questo il lavoro diventa dinamico, curioso e gratificante.

  • Cosa consiglieresti ad un giovane che si laurea in medicina veterinaria?

Sulla base della mia esperienza consiglio ai nuovi laureati di informarsi su tutti gli sbocchi professionali cui poter ambire con questo tipo di laurea. Suggerisco di non ricadere necessariamente sui percorsi “classici” ma di andare alla ricerca di novità. Nel mio caso posso affermare di essere soddisfatta della scelta intrapresa.

Il mondo dell’accreditamento è interessante e stimolante e inoltre fornisce delle buone prospettive di crescita personale e realizzazione professionale.

 


L’intervista è stata pubblicata su 30 Giorni “Il Mensile del medico veterinario” di Giugno 2017.