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Il Presidente di ACCREDIA illustra le linee di indirizzo che guideranno le attività dell’Ente

Notizia
05 febbraio 2016

  • Presidente Rossi, siamo all’inizio di un nuovo anno di lavoro, lungo quali direzioni si concentrerà l’attività dell’Ente di accreditamento?

A poco meno di un anno dalla mia nomina alla guida di ACCREDIA, penso che l’attività dell’Ente possa essere condotta in base ad alcune priorità: far aumentare la consapevolezza della bontà delle certificazioni da parte di imprese e consumatori, una maggiore sinergia tra pubblico e privato, oltre ad un ulteriore incremento dell’attività di formazione nei confronti dei nostri Ispettori e degli Organismi e dei Laboratori che qualifichiamo.

In particolare, le imprese, devono esser sempre più consapevoli che la certificazione non è un fastidio in più, un adempimento formale che toglie tempo e risorse, come se la sicurezza, la qualità, la sostenibilità non fossero importanti per la vita delle imprese.

Certificarsi vuol dire investire, crescere: in fatturato, in export, in reputazione, nella fiducia con il cliente; come abbiamo dimostrato nell’ Osservatorio “Certificazione e qualità nelle filiere dell’agroalimentare” presentato  nel mese di ottobre insieme al Censis sotto il patrocinio di EXPO Milano 2015.

E poi i cittadini, che devono controllare se un prodotto è certificato, perché quello è un bollino di garanzia, un elemento in più per arginare falsi e truffe.

  • Lo sviluppo avrà una connotazione maggiormente rivolta al mercato interno o internazionale?

La nostra principale attenzione è rivolta alle imprese del nostro Paese, affinché l’accreditamento e la certificazione possano costituire e rappresentare il loro valore aggiunto, l’elemento in più per aumentare la loro competitività e accrescere le quote di mercato. Ma questo sforzo passa anche attraverso una maggior reputazione della nostra attività a livello internazionale: più collaborazione con gli altri Enti di accreditamento nazionali e con le associazioni internazionali di accreditamento EA, IAF e ILAC.

Quest’anno, a fine ottobre, abbiamo avuto il piacere di ospitare e organizzare le Assemblee annuali di IAF e ILAC, a Milano presso EXPO, cui hanno preso parte oltre 350 delegati provenienti da 80 Paesi diversi, utili proprio a rafforzare la collaborazione tra Paesi e a definire comportamenti uniformi tra gli Enti, con l’obiettivo di migliorare il commercio dei prodotti, garantendo sempre di più le imprese e i consumatori.

Inoltre, proprio a fine 2015 abbiamo stretto un importante accordo, a livello internazionale, con ESMA, l’Autorità degli Emirati Arabi Uniti, per l’accreditamento degli Organismi che certificheranno i prodotti del made in Italy conformi alle regole islamiche (sistemi Halal). Questo consentirà di incrementare il nostro export in quel Paese, intensificando gli scambi commerciali.

Infine, mi piacere ricordare la prestigiosa nomina ottenuta da un nostro rappresentante, Emanuele Riva, Direttore del Dipartimento Certificazione e Ispezione, eletto Vice Presidente unico di IAF durante le Assemblee annuali di IAF e ILAC; si tratta della prima volta per il nostro Paese.

  • Dopo la filiera agroalimentare quali potrebbero essere i prossimi settori del made in Italy su cui focalizzare l’attenzione?

Sempre più settori richiedono garanzie di qualità, a tutela delle imprese stesse e a beneficio dei consumatori.

Da ultimo, abbiamo registrato l’interesse ad elevare l’asticella della certificazione nel settore dell’alta moda, così fondamentale per il nostro Paese, con parametri più alti che vadano a tutelare il cliente contro truffe e frodi; ad esempio certificando la qualità delle pelli, il rispetto per l’ambiente, il riciclo.

Oltre all’abbigliamento, un altro settore dove sta diventando sempre più forte la necessità di certificare le produzioni è quello della cosmesi; oltre ai settori green, dove aumenta la richiesta di produzioni efficienti e rispettose dell’ambiente.

  • Come va lungo la via della semplificazione amministrativa?

Purtroppo non ci sono quei cambiamenti radicali che molti si aspetterebbero. E’ un processo lento e complesso, però si stanno facendo passi in avanti e mi auguro che le proposte che ACCREDIA ha presentato con il proprio rapporto nella scorsa primavera, nell’ambito dell’ Osservatorio “La certificazione come strumento di semplificazione amministrativa”, facciano breccia.

Se, come spero, la digitalizzazione della società andrà avanti, segnalo che anche in questo ambito le certificazioni accreditate possono svolgere un ruolo di supporto, ad esempio con il ricorso ai sistemi di gestione per la sicurezza delle informazioni, regolata dallo standard UNI EN ISO 27001, per il quale operano in Italia, sotto il nostro accreditamento, 11 Organismi di certificazione.