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Economia circolare e certificazione accreditata. L’Italia è prima in Europa negli appalti eco-sostenibili

Notizia
06 giugno 2018

Italia leader in Ue e terza nel mondo per aziende in possesso della certificazione accreditata per i sistemi di gestione ambientale. E’ quanto emerge dallo studio realizzato con l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

Lo scorso 9 maggio a Roma è stato presentato lo studio “L’economia circolare nelle politiche pubbliche. Il ruolo della certificazione”, realizzato da Accredia in collaborazione con l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

“L’economia circolare non è qualcosa che inventiamo oggi” – ha affermato il presidente di Accredia, Giuseppe Rossi – “I nostri bisnonni, che lavoravano la terra, usavano tutte le risorse naturali, nulla andava sprecato. Ai nostri giorni l’economia circolare ha bisogno di innovazione e di nuove opportunità di crescita. Ed è in questa direzione che, in maniera continua e crescente, si muovono tutti i nostri Governi degli ultimi anni. Oggi l’Italia è un Paese di riferimento a livello internazionale nell’applicazione delle norme e dei principi sugli appalti pubblici verdi – continua Rossi – ed è vincente la decisione del Legislatore europeo di ricorrere alle certificazioni accreditate quali strumenti per verificare le caratteristiche dei materiali e dei prodotti, così come la conformità dei servizi ai requisiti previsti”. Con oltre 22mila aziende certificate sotto accreditamento per i sistemi di gestione ambientale, l’Italia è prima in Europa e terza nel mondo, dopo Cina e Giappone.

“Le norme europee in materia di appalti pubblici verdi (Green Public Procurement, GPP)” – ha affermato Marco Frey, Professore di economia e gestione delle imprese alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa – “hanno il duplice ruolo di indirizzare il mercato verso la richiesta di prodotti sostenibili e di incentivare la produzione di sistemi che regolino il passaggio da un modello di economia lineare ad uno circolare.”

Il punto di partenza è l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, approvata dalle Nazioni Unite nel 2015, sulla base della quale quasi tutti i Paesi hanno predisposto i loro piani di sviluppo e le imprese stanno definendo le proprie strategie e modalità di reporting. “A differenza degli altri Paesi” – ricorda Frey – “l’Italia ha reso obbligatorio, all’interno dei bandi di gara, il richiamo ai Criteri Ambientali Minimi (CAM) per le categorie di forniture e affidamenti di servizi e lavori coperti dai decreti del Ministero dell’Ambiente. Il nostro Paese rappresenta un’eccellenza nell’applicazione del GPP e si pone come modello di riferimento all’interno dell’UE”.

“Le valutazioni di conformità accreditate, frequentemente richiamate all’interno degli stessi Criteri Ambientali Minimi – continua Frey – diventano quindi strumento di policy. Certificazioni e prove di laboratorio accreditate rendono le politiche di acquisto della PA efficaci, attraverso un’ informazione trasparente sulle caratteristiche di sostenibilità di prodotti e servizi, tutelando allo stesso tempo la salute e la sicurezza dei cittadini”.

“L’economia circolare è un cambiamento radicale, ma restano ancora inesplorati due aspetti fondamentali – ha avvertito Raffaele Tiscar, Capo Gabinetto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – ossia il riuso dello spazio e l’impronta sociale. Quest’ultima questione si pone perché mentre la materia viene riutilizzata, la risorsa lavoro impiegata per realizzare i prodotti allo stato attuale va perduta. Per il prossimo futuro” – sostiene ancora Tiscar – “è cruciale capire come spazio e impronta sociale possano combinarsi con il riuso dei materiali ed entrare nell’economia circolare. Sono questi gli aspetti che potrebbero renderci davvero competitivi nel contesto internazionale”.

Lidia Capparrelli, Responsabile Green Public Procurement (CONSIP), dal canto suo, ha fatto presente la difficoltà che incontra spesso la stazione appaltante, in alcuni mercati in particolare, nel verificare che un prodotto abbia le caratteristiche richieste di conformità ai CAM. “In tutti questi casi sarebbe utile” – ha suggerito la dott.ssa Capparrelli – “creare uno schema di certificazione che offra una forma semplificata di verifica”.

Umberto Chiminazzo, rappresentante delle Associazioni degli operatori che rilasciano le valutazioni di conformità, individua tre parole chiave per descrivere il ruolo degli organismi di certificazione accreditati: “supporto alla PA e alle aziende nello sviluppo e nella definizione delle strategie; garanzia per il mercato e i consumatori, in virtù della professionalità e della terzietà che caratterizzano l’ampia gamma di servizi forniti da una vasta rete di laboratori e organismi accreditati; formazione adeguata sugli standard di riferimento su cui poggia l’intero sistema dell’accreditamento, standard che vengono definiti attraverso il coinvolgimento di tutte le parti”.

Il convegno si è chiuso con le testimonianze di tre aziende che hanno trovato nell’economia circolare un modello di business innovativo in grado di portare valore. Le loro esperienze nell’utilizzo di materiali riciclati hanno ben rappresentato quali opportunità di sviluppo abbia tale settore e in che modo l’utilizzo delle certificazioni sia un supporto per raggiungere risultati importanti. In particolare, sono intervenuti gli Amministratori di due aziende con un modello di business consolidato, Riccardo Pianesani e Stefano Saviola, che operano rispettivamente, uno nel settore della plastica con il Gruppo ILPA, e l’altro nel settore del legno con il Gruppo Saviola; Adriana Santanocito, in qualità di cofondatrice dell’azienda Orange Fiber ha invece raccontato l’esperienza di un’azienda giovane e innovativa che utilizza gli scarti degli agrumi per realizzare tessuti simili alla seta.