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Le valutazioni di conformità accreditate per lo sviluppo di politiche economiche circolari

Pillole di Osservatorio
06 giugno 2018

Certificazioni e prove di laboratorio dimostrano al mercato la sostenibilità di prodotti e servizi e rendono efficienti le scelte di acquisto della Pubblica Amministrazione.

La continua crescita della popolazione mondiale e l’aumento di domanda di materie prime mettono in crisi il tradizionale modello economico “lineare” basato sul paradigma produzione, uso e consumo.

Inevitabilmente, l’attenzione verso una gestione razionale delle risorse naturali trova spazio nelle agende politiche dei principali Governi. Si tratta di gestire le risorse in modo più efficiente, riducendo gli sprechi e mantenendo il più a lungo possibile il valore dei prodotti e dei materiali. Questi aspetti sono la base di un nuovo modello di produzione e consumo “circolare” che sappia rendere le attività economiche più efficienti e meno impattanti per l’ambiente. Anche la valutazione di conformità accreditata contribuisce a questa importante fase di cambiamento ricoprendo un ruolo cruciale per l’efficacia delle politiche pubbliche di acquisto. Questo è quanto emerge dallo studio realizzato da Accredia in collaborazione con l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, all’interno dell’ “Osservatorio Accredia”, e presentato lo scorso 9 maggio durante l’Assemblea Pubblica dell’Ente.

A livello europeo l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile e l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, adottati nel 2015, hanno rappresentato due fondamentali contributi per guidare la transizione verso un modello di sviluppo che riduca l’impatto delle attività produttive e del consumo sull’ambiente.

Nel corso degli anni, l’accresciuta consapevolezza della necessità di un modello economico sostenibile ha portato alla pubblicazione, sempre nel 2015, di un pacchetto europeo sull’economia circolare che definisce una serie di azioni per tutte le fasi del ciclo di vita dei prodotti. L’attenzione del Legislatore europeo su questi temi è alta da diversi anni e il quadro regolatorio e normativo è in continua evoluzione. Proprio poche settimane fa il Parlamento europeo ha pubblicato un nuovo pacchetto per l’economia circolare contenente diverse azioni volte ad orientare le politiche nazionali.

Partendo dalla oramai consolidata gerarchia dei rifiuti (riduzione – riuso – riciclo), fondamentale per misurare il livello di circolarità delle economie, e valutando il nostro Paese sulla base dei risultati ottenuti in questi anni nella gestione del rifiuto, registriamo, anche rispetto ai Paesi europei che nello studio citato vengono messi a confronto dal punto di vista delle policy – Austria, Germania e Spagna, una dinamica particolarmente positiva (Figura 1). Un trend di crescita del tasso di riciclo dei rifiuti urbani che ha portato il nostro Paese a riciclare il 45% del totale dei rifiuti prodotti, poco al di sotto della media europea.

In questo contesto le policy pubbliche trovano nel Green Public Procurement (GPP) – gli acquisti verdi della Pubblica Amministrazione – un’importante leva per sostenere la transizione verso un nuovo modello economico circolare. È infatti anche attraverso la domanda di prodotti e servizi sostenibili che la PA è in grado di condizionare il mercato, incentivando modelli di produzione e consumo più efficienti nella gestione delle risorse. In Italia, gli appalti pubblici movimentavano, nel 2016, un valore complessivo di circa 111,5 miliardi (Relazione annuale ANAC – 2016), a testimonianza di un settore di assoluta rilevanza per il nostro Paese, in grado di portare l’offerta verso determinati prodotti e servizi attraverso le naturali dinamiche di mercato. Un approccio efficace in una realtà di tante piccole e medie imprese. Certamente il cambiamento richiederà innovazioni di processo e tecnologiche e, di rimando, offerta di credito dal sistema finanziario e qualche forma di incentivo, soprattutto per le tante imprese di piccolissima dimensione e a conduzione familiare percepite come più rischiose dal sistema del credito e che più difficilmente hanno accesso ai tradizionali canali di finanziamento.

Come detto, la PA, con le sue scelte di acquisto sostenibili, esprime una policy economica che accompagna la transizione verso un modello economico circolare.
In particolare, dopo l’entrata in vigore del nuovo Codice degli appalti (D.Lgs. 50/2016), il GPP ha assunto un ruolo di leva strategica capace di qualificare e, quindi, razionalizzare gli acquisti della PA. Tale ruolo è stato sancito dall’obbligo di introdurre i Criteri Ambientali Minimi (CAM) in tutte le procedure d’acquisto pubblico riguardanti servizi/prodotti/lavori sui quali siano stati emanati i relativi decreti del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Le certificazioni e le prove di laboratorio accreditate, frequentemente richiamate all’interno dei CAM, sia per la tutela della salute (sostanze pericolose, rilascio di formaldeide, ecc.), sia come strumento di selezione di prodotti, servizi e fornitori, diventano in questo senso uno strumento di policy nelle mani della PA. Con particolare riferimento alle certificazioni accreditate rilasciate alle aziende per il proprio sistema di gestione ambientale ai sensi della norma UNI EN ISO 14001, esplicitamente richiamate all’interno dei CAM, rileviamo un trend di crescita del +3% su base annua che ha portato, a fine 2017, ad un totale di oltre 22mila aziende certificate. A testimonianza di un mercato della valutazione di conformità in forte crescita e che diventa risorsa per lo sviluppo di policy efficaci.

In questo quadro l’attività di Accredia garantisce, attraverso una valutazione terza e indipendente, che le certificazioni e le prove di laboratorio su prodotti, servizi e persone rispondano a degli standard e vengano riconosciute in tutto il mondo. La possibilità di utilizzare, nell’ambito del public procurement in generale e nel GPP in particolare, le valutazioni di conformità accreditate rappresenta una opportunità per rendere le scelte di acquisto della PA efficaci. Per far sì che l’utilizzo di tali strumenti sia realmente funzionale ad una razionalizzazione delle scelte di acquisto pubbliche è necessario tuttavia che il riferimento alle valutazioni di conformità accreditate sia appropriato. Non è infrequente infatti che nei CAM, soprattutto in quelli di più vecchia pubblicazione, il richiamo al sistema dell’accreditamento non sia corretto, anche dal punto di vista formale.

Esiste quindi un tema di competenza delle stazioni appaltanti. Su questo Accredia sta lavorando insieme ad ANAC, Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, e CONSIP per la definizione di linee guida per gli appalti pubblici. Competenza tecnica quindi ma anche conoscenza di un mercato, quello delle valutazioni di conformità accreditate, costituito da una moltitudine di soggetti e settori della vita economica del Paese. A tal fine Accredia mette a disposizione le proprie Banche Dati degli accreditamenti e delle certificazioni cercando di contribuire alla corretta rappresentazione e, in ultima analisi, ad un efficace utilizzo delle valutazioni di conformità come strumento di policy.