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Il valore economico dell’IQ nel nuovo studio dell’Osservatorio Accredia

Intervista
01 luglio 2020

Lo studio “Accreditamento e certificazioni. Valore economico e benefici sociali” ha provato a misurare la “qualità” prodotta in Italia. Ne parliamo con Alessandra Lanza di Prometeia che ha coordinato la ricerca, in attesa del webinar del 15 luglio.

La pandemia di Covid-19 ha rafforzato la consapevolezza dell’importanza di strumenti di garanzia a tutela della collettività, e per una ripresa all’insegna della qualità, attraverso investimenti sempre più sicuri e sostenibili. Nell’Osservatorio 2020 Accredia presenta uno studio condotto in collaborazione con la società di ricerca Prometeia sul valore generato, anche in termini economici, dall’Infrastruttura per la Qualità, e segnatamente dal sistema delle valutazioni della conformità, il cosiddetto settore TIC – Testing, Inspection, Certification.

Alessandra Lanza, Senior Partner di Prometeia, introduce i temi che discuteremo insieme a istituzioni e imprese il prossimo 15 luglio, durante il webinar dell’Osservatorio Accredia “Quanto vale la Qualità? Crescita economica, sicurezza e sostenibilità”.

 

Quali ambiti avete considerato, nella ricerca, per arrivare a definire un valore economico complessivo della qualità?

Il primo ambito oggetto di studio è stato proprio il concetto di “qualità”. Può sembrare scontato, ma partire da una definizione chiara e condivisa di qualità, che tenga conto anche della sua pervasività, è fondamentale per arrivare a calcolarne il valore economico. Per poter definire cosa è di qualità (e cosa no), occorre che qualcuno sia in grado di misurarla. Compito, questo, dell’Infrastruttura per la Qualità (IQ), che basandosi su metrologia, normazione, accreditamento e valutazione della conformità, promuove un alto grado di standardizzazione.

Un ruolo determinante è svolto dagli organismi e dai laboratori accreditati. Tra questi, i laboratori di taratura, in particolare, garantiscono che gli strumenti impiegati per la misurazione delle caratteristiche di qualità di prodotti e servizi siano, essi stessi, adeguati. Fatta questa premessa, misurare la qualità in termini economici significa valutarne l’impatto generato lungo le catene del valore.

Senza fornire dati – tutti i numeri sono nell’Osservatorio di prossima pubblicazione – i benefici economici della qualità garantita attraverso l’accreditamento si traducono in una maggiore sostenibilità ambientale, un incremento della sicurezza dei prodotti e dei processi, una riduzione dei costi per le imprese e una maggiore tutela della salute della collettività. Ambiente, efficienza energetica, sicurezza sul lavoro, giocattoli e filiera alimentare, fiore all’occhiello dell’economia italiana e tema pregnante del made in Italy, sono gli ambiti più trattati.

 

Come incide la certificazione accreditata, in termini di costi e benefici per le imprese e i consumatori?

Per quanto riguarda le imprese, non si registra un aggravio dei costi operativi, perché i costi legati alla certificazione vengono assorbiti e compensati da una migliore organizzazione aziendale. I benefici per la collettività invece si generano grazie alla riduzione degli effetti negativi – minor inquinamento, meno malattie e infortuni – e dei costi a questi associati. Un processo produttivo corretto, oltre ad aumentare l’efficienza, accresce la qualità del prodotto, generando un ritorno anche per il consumatore finale.

La qualità certificata ha un valore economico intrinseco per l’impresa che, investendo su se stessa, ottiene nel tempo una performance migliore. Un esempio importante è dato dal filone della certificazione contro l’inquinamento, che significa maggiore tutela della salute e di conseguenza meno malattie e minori costi sul sistema sanitario complessivo.

 

Gli strumenti dell’Infrastruttura per la Qualità possono essere utili nella gestione della pandemia?

Durante la pandemia è subito emersa una carenza di dispositivi di protezione individuale (DPI, ossia mascherine, guanti, ecc.), dovuta in parte a un’impennata repentina e improvvisa della domanda, in parte al fatto che solo i dispositivi certificati sotto accreditamento offrono garanzie circa la loro effettiva efficacia preventiva. Molti DPI sono stati importati dall’estero. Soprattutto per quelli provenienti da Paesi che non hanno i nostri standard, l’unico strumento che può garantirne l’adeguatezza, e quindi la qualità, è la certificazione accreditata. Questo è solo un esempio di come il sistema della valutazione della conformità sostiene le istituzioni nella gestione dell’emergenza che stiamo ancora attraversando. L’IQ e i suoi strumenti possono giocare un ruolo decisivo anche nel post-Covid.

 

In che modo l’IQ può favorire la ripresa economica? 

Il nostro studio è antecedente alla diffusione del Covid-19 ma direi che oggi la sua valenza è ancora maggiore. La pandemia ci ha insegnato che la tutela della salute è prioritaria e che servono strumenti di garanzia. Il nostro Paese deve ripartire con una consapevolezza nuova circa l’importanza dell’attività degli organismi dei laboratori accreditati, garanzia di un sistema economico e sociale funzionale alla crescita e all’inclusione sociale.

Questo studio sulla valutazione degli effetti economici dell’IQ si è posto l’obiettivo di far comprendere come una maggiore diffusione dei suoi strumenti rappresenti un’occasione di crescita e di sviluppo.

La certificazione accreditata in particolare promuove un processo virtuoso che favorisce la ripresa attraverso investimenti in capitale umano, tecnologia e competenze, necessari per ottenere certificazioni di prodotto e di processo. Questi investimenti producono valore per l’impresa in termini di innovazione e di migliori performance economiche. In un ambito sempre più al centro del dibattito, quello della sostenibilità ambientale, il legislatore europeo sta pensando di agevolare l’accesso al credito ai sistemi industriali più sostenibili, tema che vede grande attenzione anche da parte dei sistemi bancari.

E’ importante però che la cultura della qualità si diffonda anche nel contesto internazionale. In Europa è già presente, ma in molti paesi emergenti c’è ancora tanta strada da fare per crescere insieme attraverso standard condivisi.