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Quanto vale la Qualità per l’export Made in Italy? Il nuovo Osservatorio Accredia

Notizia
09 marzo 2021

Le imprese esportatrici certificate sotto accreditamento sono fino al 50% più produttive rispetto alle non certificate, sono più competitive e hanno un accesso facilitato ai mercati internazionali: i risultati dello studio realizzato con Istat.

La produttività delle imprese esportatrici certificate può essere superiore fino al 50% rispetto a quella delle imprese esportatrici non certificate. Il dato, riferito in particolare alle microimprese del settore manifatturiero, cresce al diminuire della dimensione aziendale ed è pari al 20% per le piccole imprese, al 6% per le medie, riducendosi allo 0,1% in quelle con più di 250 addetti. In termini monetari, il differenziale tra microimprese certificate e non certificate, nel 2018, è di circa 22mila euro, in crescita di 4mila euro sull’anno precedente.

E’ quanto emerge dallo studio dell’Osservatorio Accredia “Diffusione ed effetti della certificazione accreditata tra le imprese esportatrici”, realizzata in collaborazione con Istat e presentata durante il webinar “Export e certificazione accreditata: un binomio vincente per le PMI”. Dall’analisi emerge che una politica industriale in grado di far ripartire il Paese, può usufruire di strumenti come la certificazione accreditata dei sistemi di gestione, in grado di facilitare la partecipazione delle imprese italiane alle catene globali del valore, specialmente europee, e di garantire, attraverso un miglioramento organizzativo e di performance, uno scatto di produttività, ancor più fondamentale in questa delicata fase.

La collaborazione tra Accredia e Istat, che nasce da un’apposita convenzione firmata nel 2018, ha consentito di approfondire, per la prima volta, il legame tra certificazione accreditata dei sistemi di gestione – per qualità dei processi, impatto ambientale, salute e sicurezza dei lavoratori, sicurezza delle informazioni – e imprese esportatrici, fornendo un nuovo elemento di analisi nelle dinamiche del commercio internazionale.

Lo studio ha analizzato il grado di diffusione dei sistemi di gestione tra le imprese esportatrici, valutandone gli effetti sulla partecipazione alle catene globali di valore e sulla produttività.

Dall’analisi dei dati Accredia-Istat, nel 2018 oltre 75mila sono state le aziende italiane certificate con un sistema di gestione, di cui circa 19mila esportartici di beni, per un valore di oltre 230 miliardi di euro e, circa, 2 milioni di addetti. Le imprese esportatrici certificate rappresentano il 15% del totale delle aziende esportatrici e il 53% del valore complessivo di export. Una dinamica che viene confermata se si analizzano i settori specifici del Made in Italy, le cosiddette ‘quattro A’, Alimentare, Abbigliamento, Arredo e Automazione.

A livello delle 4A del Made in Italy, la quota di imprese certificate sul totale arriva fino al 30% per l’Automazione, al 19% per l’Alimentare, all’11% per l’Arredo e al 5% per l’Abbigliamento, ma il valore di export prodotto da tali imprese, sul totale, sale fino al 63% per l’Automazione, al 51% per l’Alimentare, al 43% per l’Arredo e al 21% per l’Abbigliamento.

Il ricorso alla certificazione cresce insieme alla dimensione d’impresa: oltre la metà delle aziende con più di 100 addetti hanno scelto di certificarsi sotto accreditamento. Inoltre, le imprese certificate sono in grado di raggiungere più Paesi di destinazione delle merci, a conferma della maggiore integrazione nei mercati internazionali e questo è vero soprattutto per le piccole e medie imprese

Analizzando la tipologia dei beni esportati, si evidenzia come le imprese certificate esportino una quota di beni intermedi (36%) superiore a quella delle non certificate (28%), a testimonianza del loro maggiore coinvolgimento nelle catene globali del valore. Allo stesso modo, il valore dei beni intermedi esportati dalle imprese certificate supera quello delle imprese non certificate, arrivando a salire quasi del 190%.

A livello geografico, prendendo in esame i dati di export delle imprese certificate del settore manifatturiero, circa il 70% del valore viene esportato in Europa. Estendendo l’analisi ai settori maggiormente rappresentativi del Made in Italy, si presentano significative differenze nella distribuzione dei valori dei beni esportati per Paese di destinazione: il mercato asiatico rappresenta 1/5 dell’export del settore dell’abbigliamento, ben superiore alla quota media dell’intero manifatturiero, mentre nel settore alimentare la quota scende all’8%.

“La riconosciuta propensione all’export del nostro Paese sarà fondamentale per sostenere la ripresa in questa fase, dove risulta ancor più necessario costruire dinamiche virtuose, in grado di assecondare i nuovi trend dell’economia mondiale”, ha affermato Giuseppe Rossi, Presidente di Accredia.

“In questo scenario, l’Osservatorio realizzato da Accredia e Istat, oltre a fornire per la prima volta un nuovo elemento di analisi nelle dinamiche del commercio internazionale, ha dimostrato l’importanza della certificazione rilasciata dagli organismi accreditati. Rassicurando i mercati sulla qualità delle merci prodotte e consentendo alle aziende maggiore competitività, resilienza alla crisi e accesso ai mercati internazionali, rappresenta un vero e proprio strumento di politica industriale e potrebbe contribuire a raggiungere gli obiettivi fissati nel Patto per l’Export dal Governo”, ha concluso Rossi.