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Dal Patto per l’Export alla Smart Academy: la strategia della Farnesina

Intervista
31 marzo 2021

Il Vice Direttore Centrale per l’internazionalizzazione della DG Sistema Paese, Stefano Nicoletti, illustra il piano operativo del MAECI per supportare le PMI all’estero. E conferma: “La certificazione accreditata? Una leva competitiva fondamentale”.

Quali vantaggi ottengono le aziende esportatrici dalla certificazione accreditata? Perché è importante l’internazionalizzazione delle imprese e in che modo la certificazione accreditata può sostenere l’export del Made in Italy? Ne parliamo con il Ministro Plenipotenziario Stefano Nicoletti, Vice Direttore Centrale per l’internazionalizzazione alla Direzione Generale Sistema Paese del MAECI che, nel 2020 si è trovato a dover gestire anche il passaggio di consegne delle competenze, proprio sul commercio estero, dal Ministero dello Sviluppo Economico.

 

La pandemia da Covid-19 ha frenato il commercio internazionale. Ritiene che gli scambi internazionali possano ancora sostenere la crescita del nostro Paese?

Il 2020 è stato un anno travagliato per l’economia internazionale però, già a inizio 2021, si è registrato un graduale recupero dell’attività industriale. Anche sul fronte del nostro export, rispetto ai dati relativi alla forte caduta registrata nel primo semestre del 2020, la chiusura dell’anno con un – 9,7% è un segnale che noi leggiamo in maniera abbastanza incoraggiante. Abbiamo fatto molto meglio rispetto al Regno Unito (-16,7 % di export), alla Francia (-16,3 %) o agli Stati Uniti (-14,6 %).  Nel 2020 inoltre – a causa di una domanda interna molto debole – il nostro import è diminuito in maniera più accentuata (-12,8%) dell’export, provocando così una crescita di oltre 7 miliardi del surplus commerciale che ha raggiunto la cifra record di 63,6 miliardi di euro.

 

Nel 2020 la Farnesina ha acquisito le competenze sull’internazionalizzazione dal Ministero dello Sviluppo economico e ha lanciato il “Patto per l’export”. In cosa consiste e quali sono i punti in comune e le sinergie con i risultati dell’Osservatorio Accredia?

Per noi il 2020 è stato veramente un anno chiave, un anno di grandissime sfide. Da un lato la sfida della riforma che ha portato, a partire dal primo gennaio 2020, all’interno della Farnesina, le competenze prima detenute dal Ministero dello Sviluppo Economico, sia sul commercio internazionale sia sulle tematiche dell’internazionalizzazione. A questa sfida si è sovrapposta anche la sfida del cosiddetto Cigno Nero, l’ipotesi che non si vorrebbe mai considerare ma che ad un certo punto si materializza nell’evento pandemico.

Come ha reagito la Farnesina? Attraverso un esercizio di dialogo e di ascolto che si è concretizzato in 15 tavoli settoriali con tutte le categorie produttive dall’agricoltura alla meccanica, al turismo, ai servizi finanziari. Abbiamo messo a punto il “Patto per l’export”, una strategia innovativa per l’internazionalizzazione finalizzata a sostenere e rilanciare il Made in Italy sui mercati esteri, sia in un’ottica di breve periodo che in una chiave post pandemica.  Questo ha rappresentato anche un potente fattore di aggregazione di risorse finanziarie: basti pensare che lo scorso anno sono state stanziate a favore dell’export un complesso di risorse finanziarie che si possono quantificare in circa 2,72 miliardi di euro. Risorse imponenti che non erano mai state consacrate al sostegno dell’export.

Il patto è articolato attorno a sei pilastri: comunicazione, formazione/informazione, sostegno al settore fieristico, e-commerce, finanza agevolata e promozione integrata. Delle vere e proprie linee guida a cui corrispondono delle progettualità. Nell’ambito del pilastro formazione/informazione, per esempio, è stato appena lanciato il bando per i voucher che consentiranno di inserire, per la durata di un anno, i temporary export manager o digital export manager all’interno delle PMI italiane.

Al tempo stesso, attraverso ICE-Agenzia, sono stati sviluppati tutta una serie di accordi con i grandi player del commercio digitale per l’inserimento di prodotti italiani sui più diffusi mercati elettronici, attraverso delle apposite vetrine virtuali.

Come si raccorda tutto questo con lo studio dell’Osservatorio Accredia ‘Diffusione ed effetti della certificazione accreditata tra le imprese esportatrici”? Questo studio ha messo in luce il ruolo strategico che la certificazione accreditata può giocare a favore delle nostre imprese sui mercati esteri e nell’ambito delle catene globali del valore. I dati emersi confermano che la certificazione accreditata garantisce la qualità, l’affidabilità dei prodotti e servizi offerti dalle imprese, grazie al riconoscimento formale da parte di un organismo indipendente di competenze e procedure in linea con standard internazionali.

Tutto questo rappresenta effettivamente una leva competitiva per le imprese esportatrici che possono così più facilmente penetrare i mercati esteri senza doversi sottoporre a verifiche ulteriori o a controlli aggiuntivi nei diversi paesi. La certificazione facilita inoltre anche la partecipazione delle imprese in qualità di fornitori alle catene globali del valore dislocate su più Paesi, soprattutto nelle economie avanzate, dove le aziende sono abituate a relazionarsi con dei fornitori certificati.

 

Lo studio dell’Osservatorio Accredia mostra che le imprese esportatrici certificate sono il 15% del totale. La Farnesina potrebbe condividere i risultati dello studio attraverso i propri canali di informazione, per sensibilizzare le imprese che ancora non lo utilizzano, sullo strumento della certificazione accreditata?

Sì certo, abbiamo tutta una serie di strumenti anche di supporto informativo, a favore delle imprese. Noi come Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese pubblichiamo ogni mese una newsletter. Penso che già nel numero di aprile potremo presentare le principali risultanze di questo studio.

Abbiamo anche creato una piattaforma di sistema accessibile all’indirizzo www.export.gov.it, che rappresenta un punto di entrata unico all’insieme degli strumenti di cui possono beneficiare le imprese italiane, a cominciare da quelle piccole e medie quando vogliono affrontare i mercati esteri. Anche nell’ambito di questa piattaforma potremo collocare il tema delle certificazioni accreditate come fattore di competitività sui mercati esteri.

 

Se già era difficile prima del Covid-19, oggi pensare a un’impresa italiana non internazionalizzata lo è ancora di più, eppure tante PMI faticano ad esserlo. Cosa possiamo suggerire alle imprese per affrontare i mercati internazionali?

Intanto suggerirei loro di utilizzare gli strumenti che il sistema mette a disposizione

Di andare per esempio sul portale export.gov.it: all’interno di questo portale può essere scaricata un’interessante guida digitale (e-book) denominata “Export: una guida per partire” che accompagna per mano, soprattutto le piccole e medie imprese, a scoprire come organizzarsi internamente per perseguire degli obiettivi di internazionalizzazione.

Una seconda iniziativa è quella che abbiamo chiamato Smart export, l’accademia digitale per l’internazionalizzazione: un grande progetto formativo frequentabile da remoto in modalità asincrona, con sei moduli che abbiamo realizzato assieme all’ICE, con la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane e con cinque tra le più prestigiose Business School università italiane dedicate ai temi economici. Registrandosi su www.smartexportacademy.it, le imprese potranno seguire gratuitamente questi 6 moduli, anche contemporaneamente. Al termine dei moduli vi saranno delle verifiche di apprendimento e ci sarà una sorta di certificazione di frequenza. E’ un’occasione fantastica, completamente gratuita.

Studi alla mano, le imprese che vanno sui mercati esteri sono delle imprese che performano meglio di quelle unicamente focalizzate sul mercato interno e quindi l’export non è solo una sfida in qualche modo obbligata, in un momento in cui la domanda interna ristagna, ma è una sfida che, vissuta in maniera corretta e con i dovuti strumenti, può effettivamente dare origine a una marcia in più che si riflette anche positivamente sui bilanci aziendali.