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Accreditamento cross-frontier: cosa raccontano i dati?

Pillole di Osservatorio
09 settembre 2021

Lo scambio internazionale dei servizi di accreditamento favorisce la trasparenza dei mercati. Le analisi del progetto GQII su 146 economie del mondo evidenzia il ruolo delle certificazioni accreditate anche per la loro integrazione e competitività.

Il progetto GQII “Cross-Frontier Accreditation” analizza le relazioni di scambio internazionale dei servizi di accreditamento (cross-frontier accreditation). Nata dalla collaborazione scientifica tra la società tedesca Mesopartner e l’argentina Analyticar, l’analisi riguarda 146 economie del mondo e 2.878 certificati, emessi dagli Enti di accreditamento nazionali per i clienti esteri tra maggio e settembre 2020. Dal punto di vista economico, si tratta di un’analisi dei flussi di export e import dei servizi di accreditamento.

 


Il contesto


Formalmente, il riconoscimento internazionale dei servizi di accreditamento si basa sugli standard tecnici e sugli schemi di valutazione della conformità coperti dagli Accordi di mutuo riconoscimento IAF MLA e ILAC MRA che gli Enti nazionali firmano con IAF (International Accreditation Forum) e ILAC (International Laboratory Accreditation Cooperation). Gli Accordi rafforzano la fiducia delle aziende, delle Autorità di regolazione e dei consumatori nei certificati di conformità e nei rapporti di prova e ispezione rilasciati dagli organismi e dai laboratori accreditati.

A IAF e ILAC fanno riferimento le RAC (Regional Accreditation Cooperation) organizzazioni regionali di accreditamento come:

  • APLAC (Asia-Pacific Laboratory Accreditation Cooperation)
  • ARAC (Arab Accreditation Cooperation)
  • AFRAC (African Accreditation Cooperation)
  • IAAC (Inter-American Accreditation Cooperation)
  • EA (European Co-operation for Accreditation)
  • PAC (Pacific Accreditation Cooperation)
  • SADCA (Southern African Development Cooperation in Accreditation)

A livello regionale esiste spesso la possibilità di sottoscrivere degli Accordi su base locale, come in Europa gli EA MLA, che tuttavia non implicano il riconoscimento automatico a livello internazionale, in qualità di IAF MLA o ILAC MRA.

Il sistema di accreditamento internazionale nel suo complesso trova infine un’applicazione concreta e una giustificazione per la sua diffusione internazionale negli Accordi dell’Organizzazione Mondiale del Commercio sugli ostacoli tecnici al commercio (TBT) e sulle misure sanitarie e fitosanitarie (SPS).

In linea generale, un organismo o laboratorio che intende accreditarsi si rivolge all’Ente nazionale del Paese in cui ha la propria sede legale o principale, ma in condizioni particolari può fare domanda di accreditamento all’Ente di un Paese diverso.

In particolare quando:

  • un Paese non ha un proprio Ente di accreditamento
  • l’Ente di accreditamento nazionale non offre l’accreditamento per lo scopo richiesto
  • l’Ente di accreditamento del proprio Paese non ha superato un peer assessment di EA, IAF o ILAC
  • i clienti di un organismo o laboratorio richiedono il certificato di accreditamento con il marchio di uno specifico Ente di accreditamento estero
  • su richiesta della sede centrale dell’organismo o laboratorio che fa parte di un gruppo internazionale
  • gli organismi di certificazione sono attori globali del mercato, organizzati a livello internazionale, e possono trasferire il riconoscimento ad altri Paesi

Dal punto di vista economico l’accreditamento cross-frontier, soprattutto per i Paesi in via di sviluppo, offre la possibilità di rafforzare la necessaria competenza tecnica e, allo stesso tempo, rende più facile l’integrazione nei mercati internazionali delle loro economie.

 


I dati


Gli autori dello studio GQII “Cross-Frontier Accreditation” hanno analizzato lo scambio dei servizi di accreditamento tra Paesi attraverso la SNA (Social Network Analysis) il cui scopo, quando è applicata al commercio internazionale, è individuare e analizzare i flussi di scambi (legami) tra paesi (nodi).

Si tratta di 339 collegamenti internazionali, che rappresentano una densità dell’1,6% di tutte le possibili relazioni, dove il calcolo è 339 legami / ((146 paesi)^2 – 146 paesi) = 1,6%. L’analisi indica che la rete relativa all’export è centralizzata per il 67% mentre quella relativa all’import è centralizzata per il 6,73%. La centralizzazione, è una misura della distribuzione della centralità in una rete, e ci dice in quale percentuale una rete osservata riproduce la situazione ipotetica del grafo a stella. Un valore di centralizzazione del 100% indicherà una situazione in cui un solo nodo (paese nel nostro caso) detenga il monopolio dei legami (flussi di scambio); un valore dello 0% rappresenta una identica distribuzione dei flussi di scambio fra tutti i Paesi.

L’elevata centralizzazione della rete di scambio dei servizi di accreditamento (export), mostra le relazioni delle prime 10 economie esportatrici, che rappresentano il 91% dei servizi di accreditamento esportati, e il 77% dei collegamenti tra Paesi. All’interno di questo gruppo ristretto, spicca la posizione degli Stati Uniti che rappresentano da soli il 64% dei certificati di accreditamento esportati e il 29% dei legami nella rete.

La minor centralizzazione della rete dei flussi di importazione dei servizi di accreditamento è confermata dall’analisi dei primi 10 Paesi per numero di relazioni. Complessivamente, rappresentano infatti il 19% delle relazioni e il 37% dei certificati di accreditamento importati.

Un’analisi più approfondita delle reti di scambio evidenzia un gruppo di 93 economie, fortemente influenzato dalla presenza degli Stati Uniti, che attraversa, con una fitta rete di scambi, tutti i continenti. Ci sono poi altri gruppi di Paesi caratterizzati da un numero elevato di relazioni, come le economie dell’Africa australe (guidati da Sudafrica e Botswana), un insieme di Paesi ex coloniali legati in particolare alla Francia, un asse di Paesi che va dal Mediterraneo orientale alla Mongolia e, infine, due piccoli gruppi situati in America Centrale e Caraibi guidati da Giamaica e Costa Rica.

Al fine di analizzare l’influenza dell’appartenenza alle diverse RAC (Regional Accreditation Cooperation) sulle relazioni di scambio dei servizi di accreditamento, lo studio riporta i risultati di test specifici.

Le densità di relazioni mostrano che in quasi tutte le organizzazioni regionali di accreditamento (IAAC, APAC, AFRAC, ARAC) i rapporti di esportazione all’interno del gruppo sono superiori a quelli verso l’esterno. Unica eccezione è l’Europa di EA, dove i flussi di export dei servizi di accreditamento verso i membri di APAC, ARAC e IAAC sono superiori all’attività di accreditamento transfrontaliero interno a EA. Nella tabella, le righe si riferiscono alla densità delle esportazioni, mentre le colonne alla densità delle importazioni.

Questo è giustificato in parte dal Regolamento UE 765/2008 che disciplina l’accreditamento negli Stati membri con una serie di disposizioni che vanno oltre i requisiti degli standard ISO/IEC. Tra queste, l’unicità dell’Ente di accreditamento, la non concorrenza tra gli Enti e il fatto che, nonostante le eccezioni, gli organismi e i laboratori sono tenuti a richiedere l’accreditamento al proprio Ente nazionale. Inoltre diversi Paesi europei hanno relazioni storiche che li legano, in particolare, ai paesi africani.

La densità delle importazioni evidenzia che i Paesi membri di EA importano più accreditamenti dai Paesi aderenti a IAAC che non dagli stessi membri di EA, dimostrando l’attività degli Enti di accreditamento statunitensi in Europa.

Analisi di questo tipo evidenziano l’importanza di una governance dell’accreditamento nel mondo e dimostrano l’importanza di fornire servizi con i più alti standard internazionali a livello globale. Il beneficio delle valutazioni della conformità accreditate, anche in Paesi privi della competenza tecnica necessaria per una specifica attività di accreditamento, è la garanzia di un commercio internazionale efficiente e sicuro, per consumatori e imprese.