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Italia 1° in UE e 2° nel mondo per certificati di sistema di gestione

Pillole di Osservatorio
19 ottobre 2021

Poco meno di 1,6 milioni di certificati nel mondo, di cui circa 127mila in Italia. Attraverso la certificazione accreditata, le aziende italiane sono quelle che investono di più, in Europa e nel mondo, nella gestione di qualità, ambiente e sicurezza.

Fin dai primi anni ’90, la ISO Survey è la fonte più autorevole sulla diffusione delle certificazioni di sistema di gestione (qualità, ambiente, sicurezza, ecc.) a livello globale, e testimonia il ricorso a questi strumenti da parte di un crescente numero di imprese e organizzazioni, in tutti i settori economici.

I dati aggiornati al 2020 e pubblicati a inizio settembre, collocano l’Italia al primo posto tra i Paesi europei e al secondo posto a livello mondiale per numero di sistemi di gestione certificati in base alle varie norme tecniche ISO.

A fine 2020 erano poco meno di 1,6 milioni i certificati validi nel mondo, di cui oltre 900mila relativi ai sistemi di gestione per la qualità secondo la norma ISO 9001: insieme a quelli per la ISO 14001 (ambiente) e per la ISO 45001 (salute e sicurezza sul lavoro), questi rappresentano oltre il 90% delle certificazioni rilasciate alle aziende nel mondo. Tale concentrazione di certificati su tre norme di certificazione ha molto a che fare con le dinamiche di mercato che hanno caratterizzato i sistemi di gestione per la qualità fin dagli anni ’90, quando si sono diffuse le logiche di integrazione con i sistemi di gestione ambientale e per la salute e sicurezza sul lavoro.

Le norme ISO di certificazione disciplinano molteplici aspetti economici e sociali legati all’attività delle imprese. In questo senso, un esempio significativo è la ISO 37001 sui sistemi di gestione per la prevenzione della corruzione, norma per la quale l’Italia si colloca al primo posto nel mondo con 370 certificazioni.

I settori che maggiormente utilizzano la certificazione di sistema di gestione sono la fabbricazione di prodotti in metallo, le costruzioni e il commercio all’ingrosso e al dettaglio: con oltre 400mila certificazioni rappresentano circa il 26% del totale di 1,6 milioni.

Le imprese italiane certificate per la ISO 9001 sono quasi il doppio di quelle tedesche e più del triplo di quelle spagnole e inglesi. Con oltre 90mila sistemi di gestione certificati, l’Italia è seconda solo alla Cina che, con 324mila certificazioni valide, guida la classifica mondiale.

In Italia, le imprese di costruzione che vogliono partecipare ai bandi pubblici hanno l’obbligo di possedere un sistema di gestione per la qualità certificato da un organismo accreditato; un requisito che ha sicuramente condizionato la diffusione delle certificazioni. Oltre alle dinamiche di mercato, quindi, è stato il contesto normativo a influenzare l’utilizzo delle certificazioni, che sono diventate anche strumenti di attuazione delle politiche degli acquisti della Pubblica Amministrazione.

Anche i sistemi di gestione ambientale conformi alla ISO 14001, seconda norma per numero di certificati nel mondo, sono ampiamente diffusi nel nostro Paese, con circa 17mila imprese certificate: l’Italia è prima in Europa, davanti a Spagna, Regno Unito e Germania, e terza nel mondo dopo Cina e Giappone.

La classifica sulla diffusione delle certificazioni degli altri sistemi di gestione, che riguardano le norme ISO sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, l’energia, la sicurezza delle informazioni, ecc., vede l’Italia in seconda posizione, con 18.933 certificati, dopo la Cina e prima di Germania e Regno Unito.

L’ampia diffusione di tali strumenti organizzativi tra le aziende italiane, dimostra come questi siano considerati una leva competitiva non solo nel mercato domestico, ma anche nei mercati internazionali nei quali le nostre imprese sono ampiamente coinvolte. Il legame tra export e certificazione costituisce un forte impulso per la diffusione dei certificati di sistema di gestione e non solo. Oltre a sostenere la produttività, infatti, la certificazione aiuta le imprese a integrarsi nelle catene del valore internazionali, standardizzando le produzioni dislocate in Paesi diversi.