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Food and safety, l’accreditamento al servizio dello sviluppo sostenibile

Notizia
28 ottobre 2021

Quali sono gli strumenti per la sicurezza e la sostenibilità nel settore agroalimentare? Li evidenzia Mariagrazia Lanzanova, Vice Direttore del Dipartimento Certificazione e Ispezione di Accredia, sulla rivista “Ingredienti Alimentari”.

Raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 è l’obiettivo delle politiche europee in tema ambientale messe in campo con il Green Deal. La parola chiave alla base di tutto è “sostenibilità”. Fino al 2023, gli Stati membri potranno ricorrere al fondo Next Generation EU (NGEU) approvato dal Consiglio europeo a luglio 2020, a seguito della presentazione di piani volti a rendere l’economia più sostenibile. Per ricevere i sostegni previsti dalla Commissione europea, gli Stati membri devono destinare il 37% della spesa all’economia verde e il 21% agli investimenti digitali. Il Recovery Plan presentato dall’Italia è stato valutato in linea con i requisiti e pertanto approvato.

In questo contesto il ruolo dell’accreditamento può essere fondamentale, come spiega su Ingredienti Alimentari Mariagrazia Lanzanova, alla Vice Direzione del Dipartimento Certificazione e Ispezione di Accredia. I servizi di valutazione della conformità accreditati, infatti, da un lato garantiscono l’applicazione degli standard internazionali, incrementando la fiducia nella qualità dei prodotti e dei servizi, dall’altra snelliscono i controlli, favorendo lo scambio di informazioni e quindi la libera circolazione sui mercati internazionali. Permettendo infine di utilizzare al meglio le risorse e generando comprovati benefici economici e sociali per l’intera collettività.

Un esempio è rappresentato dalla food and safety, in cui le prove di laboratorio accreditate a garanzia della sicurezza degli alimenti (norma UNI CEN EN ISO/IEC 17025) e le certificazioni dei sistemi di rintracciabilità nelle filiere agroalimentari (norma UNI EN ISO 22005) contribuiscono ad assicurare ai consumatori informazioni affidabili e trasparenti sull’origine degli alimenti in commercio.

Un ambito su cui puntare è senza dubbio il biologico Made in Italy. Stando al rapporto “Greenitaly” 2020, il settore agricolo si conferma il più green d’Europa, grazie a un modello di sviluppo virtuoso che assicura all’Italia anche il primo posto in UE per valore aggiunto, con 31,8 miliardi di euro nel 2019, superando Francia, Spagna e Germania. E l’accreditamento nel settore è cresciuto di pari passo, come dimostrano i 18 organismi accreditati a fine 2020, ai sensi del Regolamento CE 834/2007 per le Produzioni biologiche, e i 29 che controllano le Denominazioni di Origine e le Indicazioni Geografiche.

Vanno ricordati anche gli altri schemi di certificazione accreditata che valorizzano la sostenibilità, come la produzione integrata, secondo la norma UNI 11233 promossa dai sistemi di Politica Agricola Comune (PAC). Senza dimenticare la certificazione di prodotti agricoli secondo lo standard GlobalGAP; le certificazioni che riguardano la pesca sostenibile Friend of the Sea; la gestione forestale certificata PEFC; la sostenibilità di biocarburanti, bioliquidi e biometano e il Leaf Mark-LEAF (Linking Environment And Farming).

Se parliamo del supporto che la certificazione e l’accreditamento possono fornire agli obiettivi del Green Deal, il ventaglio di schemi di certificazione a cui ricorrere aumenta. Alle certificazioni specifiche dell’agroalimentare, occorre infatti affiancare altre certificazioni accreditate che riguardano gli aspetti ambientali ed energetici lungo tutta la filiera.

Un esempio? La verifica del contenuto di materiale riciclato all’interno di materiali/semilavorati e prodotti, in accordo alla norma UNI EN ISO 14021:2016 o allo schema Remade in Italy. O gli schemi, più noti, che valutano e comunicano l’impatto ambientale di un prodotto in termini di emissione di CO2 (Carboon footprint secondo la norma UNI ISO/TS 14067). Senza contare il supporto dato dal sistema di gestione dell’energia (UNI CEI EN ISO 50001), uno strumento utilissimo per descrivere i requisiti di un sistema di gestione atto a migliorare l’efficienza energetica, riducendo i costi, le emissioni di gas serra e altri impatti ambientali.

Le certificazioni e le prove accreditate supportano così le istituzioni, le imprese e i consumatori nel raggiungimento degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’Agenda ONU 2030, fornendo una varietà importante di strumenti.

L’articolo completo “La Certificazione accreditata come strategia per la sostenibilità” di Mariagrazia Lanzanova è stato pubblicato su Ingredienti Alimentari (vol. 20 settembre/ottobre).