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Parità di genere, il percorso di accreditamento e certificazione tra legge e prassi

Intervista
15 settembre 2022

Lo schema di certificazione per la parità di genere introduce una novità importante: anche l’organismo competente deve implementare un sistema di gestione conforme, come raccontano Irene Uccello e Sara Vitali, Funzionarie e Ispettrici di Accredia.

Per ridurre il gap tra uomini e donne, anche nel mondo del lavoro, la certificazione accreditata si afferma come uno strumento tecnico sempre più strategico. Accredia ha già accreditato 6 organismi per rilasciare la certificazione della parità di genere in base alla Prassi di Riferimento UNI/PdR 125/2022, oltre alle 20 domande di estensione ricevute. Numeri destinati a salire, come spiegano Irene Uccello e Sara Vitali, Funzionarie tecniche e Ispettrici del Dipartimento Certificazione e Ispezione, che hanno partecipato ai lavori di normazione e seguono gli organismi che richiedono l’accreditamento in questo schema.

 

La certificazione accreditata per la parità di genere in Italia è stata promossa con la Legge 162/2021 e ad aprile scorso è stata riconosciuta con il Decreto del Ministro per le Pari Opportunità. Com’è arrivato questo tema sui tavoli della normazione tecnica e dell’accreditamento?

Negli ultimi 45 anni il tasso di occupazione femminile in Italia è salito di appena 17 punti percentuali, cioè dal 33% al 50%, pertanto è necessario disegnare nuove politiche sociali che possano consentire l’inclusione e la partecipazione attiva delle donne nel mondo del lavoro. Portare però la certificazione sui tavoli istituzionali non è stato semplice. Abbiamo iniziato a lavorare allo schema nella primavera del 2021 insieme al Dipartimento per le Pari Opportunità e siamo arrivati solo a marzo del 2022 alla pubblicazione della UNI/PdR 125. Solo successivamente abbiamo introdotto la certificazione della parità di genere nelle normative nazionali.

Il primo passo è stata la pubblicazione della Legge 162/2021 che ha inserito l’articolo 46 bis nel Codice delle Pari Opportunità. Proprio insieme a questo è stata introdotta la certificazione per la parità di genere. Il secondo passaggio è avvenuto il 1º luglio con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto del Ministro per le Pari Opportunità del 29 aprile.

Questo è stato fondamentale perché specifica che la certificazione deve rispettare i parametri della Prassi di Riferimento UNI/PdR 125 e che può essere rilasciata esclusivamente da organismi accreditati.

 

Quale percorso deve affrontare un organismo per arrivare a certificare la parità di genere?

Innanzitutto gli organismi devono essere accreditati nell’ambito del Regolamento europeo 765/2008, a fronte dello standard UNI CEI EN ISO/IEC 17021-1 del 2015. Nel mese di maggio, inoltre, Accredia ha emesso una specifica Circolare tecnica DC che definisce i requisiti per ottenere l’accreditamento in quest’ambito. L’iter prevede lo svolgimento delle attività di valutazione standard che sono costituite da esame documentale, verifica in sede verifiche in accompagnamento, sia che il soggetto sia accreditato oppure presenti la domanda come primo accreditamento. In questo caso l’esame documentale e la verifica in sede avranno una durata diversa, perché ovviamente dovremo verificare la conformità a tutti i requisiti dello standard ISO/IEC 17021. La durata della verifica in accompagnamento dipenderà invece da quella dell’audit che condurrà l’organismo.

Ad ogni modo, considerata l’importanza sociale del tema della parità di genere all’interno delle organizzazioni, questo schema di valutazione della conformità introduce una novità importante che prevede che lo stesso organismo di certificazione abbia implementato al suo interno un sistema di gestione della parità di genere. Si tratta di una novità assoluta che non era mai stata richiesta in altri standard. Le attività di valutazione che vengono svolte da Accredia comprendono quindi anche la verifica dello stato di implementazione di questo sistema di gestione rispetto ai requisiti della UNI/PdR 125 e non sono comunque sostitutive delle attività ai fini della certificazione. Quindi, laddove anche lo stesso organismo intenda certificare il proprio sistema di gestione della parità di genere, dovrà rivolgersi a un Ente preposto.

Il legislatore pone ancora una volta fiducia nel sistema dell’Infrastruttura per la Qualità. E questo è dimostrato anche dal numero delle richieste di accreditamento che stiamo ricevendo, numerose e in continua crescita. Sei organismi sono già accreditati, altre lo saranno nei prossimi mesi, oltre alle 20 domande di estensione che abbiamo già ricevuto.

 

E invece le aziende, cosa devono fare per ottenere un certificato accreditato conforme alla Prassi di Riferimento UNI/PdR 125:2022?

Le organizzazioni devono innanzitutto rivolgersi a un organismo accreditato. Trattandosi di un sistema di gestione, l’audit iniziale prevede l’esecuzione di una fase uno pressoché documentale e di una fase due in cui saranno verificati gli aspetti più operativi. Per quanto riguarda i requisiti disciplinati dalla prassi, questa suddivide le organizzazioni in quattro fasce, micro, piccola, media e grande. Le aziende dovranno quindi, come primo passo, identificare la propria fascia di appartenenza.

Lo standard prevede l’individuazione di sei aree di indicatori attinenti alle diverse variabili, che possono contraddistinguere un’organizzazione inclusiva e rispettosa della parità di genere. Queste aree sono cultura e strategia, governance, processi, human resources, opportunità di crescita e di inclusione delle donne in azienda, equità remunerativa per genere, tutela della genitorialità e conciliazione in vita-lavoro. Per ciascuna area sono identificati specifici indicatori, sia qualitativi sia quantitativi. A ciascuna area è associato un peso percentuale. Al risultato complessivo che si ottiene corrisponde lo stato in cui si trova l’organizzazione e rispetto al quale devono essere apportati i miglioramenti nel tempo. La certificazione accreditata può essere rilasciata quando è stata raggiunta la soglia minima del 60 per cento.

Sono inoltre previste delle agevolazioni per le organizzazioni micro e piccole, per cui sono applicabili solo determinati indicatori. Ci sono infine ulteriori elementi che devono essere sviluppati dall’organizzazione, come la definizione di una propria politica di genere che sia diffusa, compresa e applicata a tutti i livelli organi dell’organizzazione, la costituzione di un comitato guida e la definizione di un un piano strategico e di revisioni periodiche. Si tratta insomma di uno schema di valutazione della conformità molto sfidante.

 

Il Legislatore ha destinato 10 milioni di euro del PNRR come incentivo alle aziende per coprire le spese di certificazione e ha inserito la certificazione accreditata come requisito premiale nelle gare pubbliche. In questo senso quali sono le opportunità per gli organismi che si fanno accreditare e per le aziende che si certificheranno?

Le opportunità per le imprese per gli organismi sono molteplici. Ci sono i 10 milioni del Piano Nazionale di Ripresa di Resilienza che interessano la certificazione per la parità di genere, i fondi previsti dal Dipartimento delle Pari Opportunità per incentivare meccanismi alle imprese e agevolarne la certificazione e, ancora, misure di accompagnamento alla certificazione sotto forma di tutoraggio, supporto tecnico e gestionale. Ma non solo.

I finanziamenti riguardano anche il sostegno allo sviluppo di un sistema informativo che funzionerà da database per le informazioni e che riguardano proprio la certificazione. L’obiettivo è quello di consentire ad almeno 1.800 imprese, di cui 450 piccole e piccolissime dimensioni, di certificare il proprio sistema di gestione per la parità di genere, entro il 2026.

Non dimentichiamo poi lo sgravio contributivo di massimo 50.000 euro annui a favore delle aziende che sono in possesso della certificazione della parità di genere e i punteggi premiali nella valutazione di progetti sul tema che vengono co-finanziati da fondi europei, nazionali e regionali. O l’aggiornamento del Codice Appalti che prevede delle premialità e delle agevolazioni, fra cui la riduzione del 30% della garanzia fideiussoria per la partecipazione a gare pubbliche, per le aziende che sono certificate.

Mi preme quindi ribadire come l’aver scelto la certificazione quale elemento pregnante, conferma che le nostre istituzioni confidano nella certificazione come strumento e garanzia in un processo di miglioramento organizzativo integrato con la crescita economica e lo sviluppo sociale.