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Novità e sviluppi sulla scena internazionale dell’accreditamento

Intervista
22 giugno 2023

Dall'estensione degli Accordi di mutuo riconoscimento IAF MLA alla fusione tra IAF e ILAC, Emanuele Riva fotografa la scena globale delle certificazioni, con un focus sulla sostenibilità e uno sguardo alla futura Infrastruttura europea per la Qualità.

La convivenza tra gli Accordi internazionali di mutuo riconoscimento e le legislazioni nazionali, la fusione tra International Accreditation Forum (IAF) e International Laboratory Accreditation Cooperation (ILAC) che potrebbe concretizzarsi a novembre. E, ancora, la revisione delle norme ISO/IEC 17024 e ISO/IEC 17020, oltre al ruolo strategico dell’Infrastruttura per la Qualità per rafforzare in Europa le sinergie tra accreditamento, metrologia, normazione e vigilanza sul mercato. Emanuele Riva, Presidente di IAF e Vice Direttore di Accredia, dove guida anche il Dipartimento Certificazione e Ispezione, presenta i progetti in corso, gli sviluppi dei prossimi anni e il loro impatto sul mercato italiano degli organismi, delle imprese e dei professionisti certificati.


Quali sono i progetti che state gestendo in IAF e che effetti avranno sul ruolo di Accredia nelle dinamiche internazionali?

In questo momento a tenere banco è la possibile fusione tra IAF e ILAC: il primo è il network mondiale degli Enti di accreditamento degli organismi di certificazione, il secondo riunisce, sempre a livello globale, gli Enti che accreditano i laboratori e gli organismi di ispezione. Potrebbe accadere a novembre, quando ci saranno le Assemblee Generali a Montreal. Di sicuro si avrà una segreteria congiunta e questo permetterà di costruire sinergie sia dal punto di vista organizzativo che tecnico, per presentarsi come interlocutore unico nei confronti dei Regulator internazionali come la Banca Mondiale.

Un altro tema di cui si sta discutendo è collegato all’estensione degli Accordi di mutuo riconoscimento IAF MLA con l’obiettivo di evitare duplicazioni di verifiche e controlli, garantendo che un’attività riconosciuta in Italia sia considerata equivalente anche nelle altre parti del mondo. Si tratta di un tema un po’ spinoso: in Italia recentemente c’è stata una sentenza del Consiglio di Stato che ha messo in discussione il riconoscimento dei certificati emessi da Organismi di certificazione che non siano accreditati da Enti di Accreditamento stabiliti in Stati membri dell’Unione europea e EFTA. C’è una discussione ancora aperta che sta creando incertezza nel mondo degli appalti, perché il riconoscimento di un certificato a livello internazionale, se non viene esteso anche all’Italia, ha un impatto diretto sulle gare e sui costi delle verifiche, in carico poi alle aziende e quindi al consumatore.

 

Tra le novità all’orizzonte per gli organismi di certificazione c’è la revisione di alcune norme internazionali. Di quali standard parliamo?

Per quanto riguarda la norma ISO/IEC 17020 che governa le attività di ispezione, si sta cercando di superare la classificazione che oggi c’è tra organismi di tipo A, di tipo B e di tipo C, in funzione del grado di indipendenza dell’Ente di ispezione rispetto all’elemento che viene verificato. Una classificazione che si sta pensando di trasformare in verifica di prima, seconda e terza parte, per semplificare l’approccio su un tema così delicato e liquido come quello dell’imparzialità.

Si sta iniziando a ragionare anche sulla ISO/IEC 17024 per le certificazioni della competenza delle persone, mentre un tema nuovo è quello toccato dalla ISO/IEC 17012 che riguarda gli audit in remoto dei sistemi di gestione.

Senza dimenticare la riflessione sui concetti di imparzialità e di indipendenza accennati prima. Purtroppo, le norme di accreditamento interpretano questi principi in maniera molto differente. Si verifica, ad esempio, che un organismo di certificazione, che deve essere completamente indipendente rispetto al prodotto che certifica, possa trovarsi a operare attraverso delle prove svolte direttamente dal produttore, perché non è necessario che chi svolge i test sia indipendente. Ecco, questi sembrano dettagli però creano un po’ di incoerenza nel nostro sistema.

 

In Europa sono state gettate le basi dell’Infrastruttura per la Qualità comunitaria. Di cosa si occuperà e che rapporti avrà con l’analoga Infrastruttura in Italia?

Come IAF abbiamo sollecitato molto l’Europa per arrivare a questa Infrastruttura per la Qualità europea visto che il nostro è uno dei pochi continenti a non averne una formalizzata, sebbene siamo l’area più strutturata dal punto di vista regolatorio. Tutto questo dovrebbe accadere entro l’estate e, quindi, dall’anno prossimo avremo probabilmente un’Infrastruttura europea riconosciuta che possa essere un interlocutore più credibile e più visibile. Il che permetterà anche a noi, come Italia, di avere degli scambi reciproci, consentendo di trovare delle politiche comuni.

 

Come si sta muovendo l’accreditamento, e cosa offre la certificazione accreditata su un settore strategico come la sostenibilità ambientale, sociale e di governance?

Abbiamo promosso un gruppo di lavoro sulla sostenibilità che ha tre principali filoni. Uno riguarda gli schemi di certificazione: verrà pubblicato a breve uno statement, sottoscritto appunto da IAF, che darà i principi base per definire i criteri secondo cui uno schema possa essere ritenuto credibile in tema di contrasto al greenwashing. Uno step molto importante e coerente con la direttiva sui Green Claims che sta arrivando in Europa.

Un altro tema è quello della CSRD su cui IAF ha sviluppato un position paper, anche questo di prossima pubblicazione, per definire un decalogo con cui dovrebbero essere strutturati e gestiti i report di sostenibilità.

IAF sta inoltre stabilendo rapporti con l’Autorità europea demandata dalla Commissione per definire come debbano essere scritti questi bilanci di sostenibilità. E, allo stesso modo, con l’Autorità mondiale che definisce i codici di comportamento di chi fa attività proprio nell’ambito della valutazione societaria.

 

Accredia ha fatto da apripista sulle banche dati degli accreditamenti e delle certificazioni utilizzate dai privati e riconosciute dalle istituzioni. Su questa esperienza si è costituito anche il database IAF CertSearch…

Il database di IAF ha ereditato l’esperienza italiana, visto che il nostro esiste da più di vent’anni ed è stato uno dei principali promotori per la realizzazione di un database mondiale. Perché questo interesse? Perché abbiamo capito che soltanto con i dati possiamo dimostrare alle Autorità il valore di quello che facciamo.

Accredia, per esempio, ha un accordo da tantissimi anni con ANAC per facilitare la valutazione delle aziende che partecipano alle gare pubbliche. Questo accordo verrà esteso direttamente con IAF perché le certificazioni non sono rilasciate sotto accreditamento soltanto Accredia, ma anche da altri soggetti europei. L’accordo permetterà ad ANAC di verificare la validità dei certificati accedendo direttamente al database.

Parliamo di circa 12mila organismi di certificazione che dovranno in maniera periodica aggiornare correttamente i propri dati su questo database.