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Parità di genere: certificarsi sotto accreditamento è oggi una best practice

Notizia
29 aprile 2024

In poco più di due anni la certificazione del sistema di gestione per la parità di genere ha raggiunto numeri importanti: 50 organismi hanno ottenuto l’accreditamento e oltre 8mila siti aziendali hanno scelto di certificarsi secondo la UNI/PdR 125.

Nella classifica UE della parità di genere, l’Italia si posiziona al 13° posto con 68,2 punti, ma è il Paese membro con il miglioramento più evidente: +14,9 punti rispetto al 2010. Per la prima volta, invece, l’indice UE si attesta a 70,2 su 100 punti. Sono i dati del “Report on gender equality in the EU 2024” che misura l’Indice di uguaglianza di genere 2023, calcolato dall’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE).

E’ in questo quadro che il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha adottato la nuova Strategia per la parità di genere per il periodo 2024-2029 il cui lancio officiale si terrà a Strasburgo il 30 maggio. In linea con gli impegni assunti in occasione del Vertice del Consiglio d’Europa di Reykjavik 2023, la strategia guiderà il lavoro dell’Unione verso la parità di genere nei prossimi sei anni.

 


8mila aziende certificate per la UNI/PdR 125


Tra le azioni messe in campo nel nostro Paese per sostenere la crescita evidenziata nel “Report on gender equality in the EU 2024”, c’è la certificazione accreditata del sistema di gestione per la parità di genere secondo la Prassi di Riferimento UNI/PdR 125:2022 “Linea guida sul sistema di gestione per la parità di genere”. Una vera e propria best practice italiana con cui le aziende possono qualificarsi sul mercato e valorizzare il loro impegno per l’inclusione e il superamento del gender gap.

Come spiega al programma “W Leadership” di Class CNBC e in un’intervista a HR Link Sara Vitali, Funzionaria tecnica del Dipartimento Certificazione e Ispezione, in poco più di due anni la certificazione del sistema di gestione per la parità di genere ha registrato a dicembre 2023:

  • 50 organismi accreditati
  • 928 siti italiani certificati e 460 esteri
  • 388 aziende certificate in totale.

“In tanti anni di attività non ho mai riscontrato una richiesta così alta in un lasso temporale relativamente breve – racconta Vitali – soprattutto se si considera che si tratta di una certificazione di carattere volontario”.

 


I vantaggi per le aziende e gli organismi


“Quella sul gender gap è la prima certificazione di un sistema di gestione che viene adottata a livello istituzionale – spiega Vitali – e Accredia, con il suo ruolo di garante sul mercato, attraverso l’accreditamento attesta la competenza e l’imparzialità degli organismi che vanno a rilasciare questa certificazione”.

Tra i fattori che sostengono le aziende nell’intraprendere il percorso di certificazione sotto accreditamento, ci sono sicuramente gli incentivi previsti dal PNRR “riconosciuti entro una soglia massima di rimborso in termini di giornate di audit, che vengono effettuate dagli organismi di certificazione, e vengono erogati attraverso il rilascio di voucher”.

Inoltre la certificazione secondo la UNI/PdR 125 è richiamata anche come elemento nei bandi di gara ai fini della riduzione della garanzia, come previsto dal nuovo Codice degli Appalti, oltre a dare diritto a degli esoneri contributivi entro una misura massima.

Dal lato degli organismi di certificazione, ottenere l’accreditamento Accredia per valutare la conformità delle aziende alla Prassi significa sostenere le imprese che sono già strutturate al proprio interno in questo ambito e che possono, così, vedere riconosciuto un lavoro già svolto o avviato con il rilascio di una attestazione da parte di un ente terzo.

 


Un percorso di miglioramento continuo


La Prassi di Riferimento UNI/PdR 125 “è ambiziosa”, anche perché  al suo interno è stata definita una soglia minima, al di sotto della quale l’organizzazione non è certificabile.

Parliamo, infatti, di una Prassi strutturata in sei aree che spaziano dalla governance alle risorse umane, all’equità remunerativa. Senza tralasciare gli aspetti connessi alla genitorialità e alla conciliazione tra vita e lavoro.

Per ogni area sono identificati degli indicatori di performance (KPI) con un punteggio assegnato che varia in funzione della dimensione dell’organizzazione e del peso che quell’ambito ha nel complesso. Ad esempio, le aree sulla tutela della genitorialità o dell’equità remunerativa “che rappresentano spesso anche gli ambiti più critici in azienda” hanno un peso maggiore nel conteggio totale.

Gli organismi che certificano il sistema di gestione per la parità di genere delle organizzazioni sostengono un percorso di miglioramento continuo i cui traguardi “saranno raggiunti più velocemente laddove si sviluppi un meccanismo virtuoso grazie all’impegno che l’azienda stessa mette in questo percorso”.