Parità di genere, la certificazione accreditata aiuta le aziende a colmare i gap

L’Agenda ONU 2030 lo ha messo tra i 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile: la valorizzazione del ruolo e dei talenti femminili e la parità di opportunità tra donne e uomini nello sviluppo economico. Non a caso il Fondo Monetario Internazionale ha stimato che, nell’ipotesi in cui l’occupazione femminile fosse numericamente pari a quella maschile, la crescita del PIL italiano salirebbe dell’11%. Inoltre, diverse ricerche effettuate negli ultimi anni dimostrano che le organizzazioni che applicano una vera parità di genere al loro interno sono più innovative, produttive, efficienti e si posizionano meglio sul mercato rispetto ai propri concorrenti. Eppure le donne continuano a essere un soggetto debole nel mercato del lavoro. Basti vedere l’Italia, dove l’occupazione femminile è di circa il 18% inferiore a quella maschile e le donne guadagnano circa il 16% in meno degli uomini. Nonostante siano più istruite degli uomini (ricerca Censis 2019).

Il percorso per riallineare questi squilibri non sarà facile e immediato, ma il sistema di certificazione accreditata può già dare un contributo significativo in tal senso. Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), infatti, ha previsto 10 milioni di euro come incentivi per le aziende che intenderanno avvalersi della certificazione di parità di genere, mentre l’articolo 47 della Legge 108 2021 sulla Governance del PNRR ha previsto requisiti premiali, all’interno delle gare pubbliche, per quelle imprese che rispettano il principio della parità di genere. Nella stessa direzione va la modifica del Codice degli Appalti, con il DL 36/2022.

Misure che si sommano a quanto già stabilito dalla Legge 162/2021 emanata per promuovere la certificazione della parità di genere e condurre le imprese verso politiche e misure concrete volte a ridurre il divario di genere rispetto alle opportunità di crescita, alla parità salariale e di mansioni, alle politiche di gestione delle differenze di genere e alla tutela della maternità.

Le aziende, per accedere a tutti i vantaggi previsti dai provvedimenti, potranno quindi richiedere la certificazione accreditata del sistema di gestione per la parità di genere secondo la Prassi di riferimento UNI/PdR 125:2022 a organismi accreditati da Accredia.

La Prassi prevede la misura, la rendicontazione e la valutazione dei dati relativi al genere nelle organizzazioni con l’obiettivo di colmare i gap attualmente esistenti, nonché incorporare il nuovo paradigma relativo alla parità di genere nel DNA delle organizzazioni e produrre un cambiamento sostenibile e durevole nel tempo. Il documento è stato elaborato in linea con i principi ispiratori dei documenti normativi di UNI, CEN e ISO esistenti in materia, come la linea guida internazionale ISO 30415 “Human resource management – Diversity and inclusion” e tenendo presenti le peculiarità del tessuto socioeconomico italiano.

In contemporanea alla diffusione della Prassi di riferimento UNI per le aziende, è stato avviato anche l’accreditamento per gli organismi che rilasceranno la corrispondente certificazione di sistema di gestione, secondo i requisiti indicati nella Circolare Accredia DC N° 11/2022 “Accreditamento per la certificazione dei sistemi di gestione per la parità di genere ai sensi della UNI/PdR 125:2022”. In particolare, gli organismi devono essere conformi alla norma UNI CEI EN ISO/IEC 17021-1 e aver già attuato un sistema di gestione conforme alla UNI/PdR 25:2022. Nel caso di organismi accreditati da Enti esteri, verrà effettuata una valutazione caso per caso, in base agli accordi EA o IAF MLA applicabili.

Il certificato di sistema di gestione secondo la UNI/PdR 125:2022 non ha alcuna limitazione settoriale, pertanto la certificazione della parità di genere all’interno delle imprese potrà essere misurata in maniera equa e oggettiva, a prescindere dal settore di riferimento, dal numero di dipendenti e dalle condizioni di partenza delle imprese stesse. Infatti, l’obiettivo è premiare quelle che investono di più per raggiungere l’effettiva parità all’interno dei propri ambienti di lavoro.

Dal 2023 sarà inoltre attivo anche un database dove trovare le aziende certificate e identificare le KPI (Key Performance Indicators – Indicatori di Performance) che rendono oggettivo e misurabile il raggiungimento degli obiettivi di parità all’interno delle organizzazioni.