Accredia e UNI a confronto sulla certificazione accreditata dei professionisti

Il 19 marzo scorso, il webinar “Voce alle Competenze. La ricerca sulla qualificazione e la certificazione accreditata dei Professionisti” è stato un’occasione di riflessione sul valore della certificazione accreditata per i professionisti, su cui si sono confrontate Accredia, UNI e le Associazioni degli organismi accreditati ASSOTIC e Conforma.

Punto di partenza, i risultati dello studio “Le professioni non regolamentate. Il punto di vista dei professionisti” realizzato dall’Istituto per la Ricerca Sociale (IRS), intervistando quasi 2.500 professionisti appartenenti a tre figure professionali per le quali esistono specifiche norme tecniche: tributaristi, amministratori di condominio e periti liquidatori assicurativi.

 


L’universo di riferimento della ricerca


Sono circa 445.000 i professionisti non regolamentati da un Albo o da un Ordine, tra i quali wedding planner, influencer, cuochi, professionisti ICT, grafici e altri professionisti fortemente richiesti dal mercato che, secondo gli ultimi dati Confcommercio, sono aumentati del 100% negli ultimi 12 anni.

In questo universo di riferimento, la ricerca ha preso in considerazione i benefici offerti dalla certificazione della conformità rilasciata sotto accreditamento per definire gli standard qualitativi nell’esercizio della professione, oltre che per aumentare la competitività in un mercato globale e a tutela del consumatore.

Sono stati coinvolti in un’indagine on line 4.184 tra tributaristi, amministratori di condominio e periti liquidatori assicurativi, ottenendo 2.500 risposte e un significativo 60% di copertura.

 


Il ruolo dell’Infrastruttura per la Qualità


Le principali ragioni che spingono i professionisti a intraprendere un percorso di certificazione accreditata risultano: l’adeguamento delle competenze a standard (57,8%), l’aggiornamento (42,5%) e il riconoscimento nazionale e internazionale rilasciato nell’ambito degli Accordi IAF/EA MLA firmati da Accredia (41,2%).

La certificazione accreditata è dunque percepita come uno strumento di differenziazione, valido anche per il cliente che lo sceglie e che gli organismi di valutazione della conformità s’impegnano a sostenere, come ha chiarito Vincenzo Patti, Presidente di ASSOTIC: “Va da sé che questa nuova riorganizzazione richieda sforzi notevoli, anche da un punto di vista di investimento. Ma lo si fa in modo significativamente apprezzabile perché crediamo nella certificazione delle figure professionali che offre la possibilità di un approccio omogeneo e di armonia per tutti coloro che la richiedono”.

Come ha spiegato il Direttore Generale di Accredia Filippo Trifiletti: “La Legge 4/2013 ha dato un forte impulso negli ultimi dieci anni allo sviluppo della certificazione accreditata volontaria. Tanto che, con 86 organismi accreditati, il numero è quasi pari a quello degli organismi per la certificazione dei sistemi di gestione per la qualità”. Un percorso la cui validità viene ormai riconosciuta anche da “alcune professioni ordinistiche, quali ingegneri e veterinari” e “la stessa tendenza la stiamo osservando in alcuni contratti collettivi, dove la certificazione accreditata di figure come colf, badanti e baby-sitter, sta trovando spazio per migliorare le condizioni di lavoro”.

Il Direttore Generale di UNI Ruggero Lensi ha ulteriormente chiarito come la Legge 4/2013 “abbia introdotto una via virtuosa per qualificare i servizi professionali alle imprese e ai cittadini”. E come questa positiva relazione tra impianto legislativo e Infrastruttura per la Qualità Italia possa “costituire un esempio da replicare in numerosi settori economici, dove le norme UNI possono qualificare prodotti e servizi a garanzia degli indirizzi previsti dalla legge”.

 


I possibili livelli di intervento


La Presidente dell’IRS Daniela Oliva ha evidenziato come “tanti nostri intervistati abbiano posto l’accento sull’importanza e sul valore dell’aggiornamento”. In questo senso, in futuro gli organismi di certificazione accreditati potrebbero porre “sempre più attenzione al tema della formazione per cercare collegamenti a livello istituzionale attraverso sinergie più strutturate con le associazioni professionali”. Oltre a “determinare azioni di comunicazione a livello di mercato” e a produrre “un maggiore coinvolgimento dei singoli professionisti nell’ottica di un processo partecipato di costruzione di questi percorsi virtuosi di competenze”.

Una prospettiva che può anche arrivare a prevedere come certe professioni, ha spiegato il Presidente di Conforma Paolo Salza, “possano essere svolte solo se certificate”. Anche perché “estendere l’obbligatorietà di una certificazione di sistema, come di una marcatura di prodotto, prima che sia immesso sul mercato, alle certificazioni del personale rappresenta il futuro del settore”.