La normazione tecnica risponde alle esigenze del mercato e sostiene il PNRR

La normazione tecnica, come le altre componenti dell’Infrastruttura per la Qualità, è uno strumento efficace per attuare le sei missioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, garantendo la qualità di beni e servizi che saranno realizzati con tali investimenti. Ruggero Lensi, Direttore Generale di UNI spiega il ruolo delle norme e delle Prassi di riferimento e la stretta correlazione con il sistema della certificazione accreditata.

 

Si è svolta da poco l’Assemblea di UNI. Un momento importante per fare il punto sulle attività del 2021 e sugli obiettivi per il futuro, anche grazie alle sinergie tra normazione tecnica e accreditamento. Ci spiega come?

Il 2021 è stato un anno importante perché ha coinciso con il centenario della normazione e perché è stato l’anno del nuovo Statuto che ha portato all’elezione del Presidente Giuseppe Rossi, già Presidente di Accredia. Il ruolo fondamentale della normazione è di rappresentare all’interno delle norme ciò che il mercato si attende. All’interno di questo contesto, Accredia ha acquisito una voce e una posizione importante perché è diventata Socio di diritto di UNI.

Con Accredia abbiamo collaborato per la valorizzazione dell’Infrastruttura per la Qualità in Italia. Per esempio, abbiamo vinto un progetto di Twinning per il potenziamento del sistema di metrologia e normazione in Georgia. Insieme abbiamo l’opportunità di rispondere alle diverse esigenze del mercato, con la definizione di nuovi documenti normativi e con l’impostazione comune delle Prassi di riferimento.

 

Focus sul PNRR, quale ruolo può avere la normazione tecnica per contribuire ad attuare le 6 missioni?

Basta leggere il PNRR e vedere che le sue missioni si riferiscono ad ambiti quali la digitalizzazione, la transizione ecologica, la qualificazione delle opere e le professioni non regolamentate. Tutti temi di cui la normazione nazionale europea internazionale si occupa da anni. Esistono infatti centinaia di norme UNI, EN, ISO in questi campi. Da anni ci preoccupiamo di fornire gli strumenti tecnici per agevolare il mercato di imprese e professionisti e per operare nei sensi della digitalizzazione e nei sensi della tutela ambientale.

Ritengo che per far crescere il Paese sia opportuno destinare le risorse, i progetti, verso una produzione di qualità, ovviamente sempre conformi alle norme UNI. Non a caso il nostro claim è “un mondo fatto bene”. Per farlo è opportuno indirizzare gli investimenti verso delle soluzioni che siano conformi a norme e nello stesso tempo che questa conformità sia certificata da organismi accreditati. Quindi l’Infrastruttura per la Qualità, nel suo insieme, è un asset strategico per lo sviluppo del Piano.

 

L’ultima Prassi di riferimento promossa da UNI si occupa di un tema molto trattato negli ultimi tempi: la parità di genere. Ci può spiegare com’ è nata la Prassi e quali sviluppi si aspetta, anche alla luce dei suoi richiami negli ultimi provvedimenti del Governo?

Sono diversi anni che ragioniamo sulla parità di genere. Come dicevo prima, la nostra funzione è anche quella di ascoltare le esigenze del mercato e di anticiparle. Quindi, ancora prima che fosse definito il PNRR o che fosse considerata un asset importante per lo sviluppo di questo Paese, abbiamo iniziato a ragionare sulla parità di genere attraverso i nostri meccanismi, i nostri modelli, sentendo le parti interessate. Ma cosa significa parità di genere? Dal punto di vista tecnico, significa definire gli indicatori di prestazioni delle organizzazioni che possano rappresentare il fatto, che le azioni che sono state messe in atto per gestire le donne e gli uomini all’interno dell’organizzazione stessa, siano in linea con la cosiddetta parità di genere.

Dopo aver sviluppato questi temi, abbiamo pubblicato la UNI PdR 125, che riporta proprio questi indicatori di prestazione. E la Prassi è arrivata nel momento in cui nel PNRR era diventato necessario poter disporre di strumenti tecnici a supporto degli indirizzi legislativi che il Governo stava assumendo. Trovando così la perfetta sinergia tra la legislazione cogente e la normazione volontaria, laddove un documento ad applicazione volontaria può essere di supporto per la definizione di aspetti cogenti all’interno delle aziende.

Questo processo porterà ad un documento certificabile e a poter verificare l’effettiva messa in atto di un modello di parità di genere all’interno di organizzazioni. UNI quindi, nel suo ruolo, sviluppa i criteri, gli indicatori ed i requisiti mentre Accredia, nel suo, consente di costruire un modello di certificazione accreditata sulla base di questi criteri.

 

Non dimentichiamo infine il ruolo della normazione internazionale, essenziale per l’economia, attraverso standard concordati per supportare il commercio mondiale, la protezione dei consumatori, la sicurezza sul lavoro, la tutela dell’ambiente. UNI infatti è presente ai tavoli internazionali ISO ed europei CEN. Ci fa una panoramica dei temi su cui la normazione si sta concentrando e si concentrerà maggiormente nei prossimi mesi?

La transizione ecologica, per esempio, è un tema molto importante. La ritroviamo anche a livello europeo con il cosiddetto Green New Deal. La ritroviamo a livello internazionale: infatti ISO quest’anno ha partecipato al COP26 e attraverso la Dichiarazione di Londra ha concentrato le sue risorse sulla problematica dei cambiamenti climatici. Cosa può fare UNI? Storicamente abbiamo sempre cercato di partecipare alle discussioni internazionali, sostenendo quello che viene chiamato “Made in Italy”. Noi abbiamo la fortuna di avere un Paese che è connotato da un brand ed il brand è fatto da produzioni di qualità.

Per questo abbiamo cercato sempre di essere leader nelle attività di comitati tecnici, per esempio europei, su temi, su prodotti come le piastrelle, i mobili, le macchine, le pietre naturali, i beni culturali, la qualificazione delle professioni, le biciclette. Lo abbiamo fatto anche a livello internazionale. Cerchiamo di presidiare al meglio, portando le nostre competenze, le nostre intelligenze e le nostre tecnologie sui tavoli europei ed internazionali.

Cito due esempi recentissimi proprio a livello europeo. Il primo è l’acquisizione del Comitato tecnico sui cambiamenti climatici, anche grazie ad una collaborazione con Accredia che ci ha consentito di essere leader in Europa sui cambiamenti climatici. Il secondo, riguarda la Francia e le pari opportunità e ci vede coinvolti nel sostenere un Comitato tecnico internazionale sulle pari opportunità, dove i Paesi europei che hanno un livello di sensibilità sociale superiore, esportino il proprio modello.

Questo lo possiamo fare grazie alla collaborazione con il mercato italiano e con le istituzioni italiane, lavorando affinché la competitività delle nostre competenze e le nostre tecnologie nazionali siano difese e tutelate. Non è un caso infatti che negli ultimi quattro anni UNI ha avuto la vicepresidenza tecnica del CEN e dal primo gennaio del 2022, la Presidenza. A livello europeo, inoltre, siamo un Paese che è capace di esportare normazione visto che siamo il settimo Ente di normazione al mondo.